Che fine ha fatto la sperimentazione del farmaco contraccettivo sui cinghiali finanziata dalla Legge di Bilancio di due anni fa? Lo scorso anno, a seguito dello stanziamento di un fondo statale di 500 mila euro, ripartito tra gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali di Lazio e Toscana e del Mezzogiorno, noi di BigHunter.it avevamo chiesto lumi ai due enti, per conoscere i dettagli dei due progetti.
Ci aveva risposto Nicola D'Alessio, del Coordinamento di Sanità Animale di Portici, sede dell’IZSM, il quale ci spiegava come a marzo del 2023 il progetto di ricerca di una forma orale di somministrazione del Gonacon (questo il nome del farmaco), non fosse ancora entrato nelle sue fasi operative. Avendo da poco ricevuto i finanziamenti, l’Istituto stava ancora avviando la progettualità, consolidando la struttura e organizzando gli spazi. Ci spiegò anche che il progetto si sarebbe chiuso entro 24 mesi (siamo oltre la metà) e che a fine dello scorso anno sarebbero arrivati già i primi risultati.
Il tecnico faceva presente come l’opzione contraccettiva non mirasse a risolvere il problema della gestione del cinghiale, per cui è sempre considerata fondamentale e prioritaria la gestione venatoria (in particolare la caccia di selezione) e che la sperimentazione sul Gonacon fosse atta a ricercare un’opzione complementare soprattutto nelle zone in cui la gestione faunistica classica fatica ad operare.
A distanza di oltre un anno da quella risposta, non abbiamo però avuto altre notizie. Non sappiamo dunque se la sperimentazione sia finalmente entrata nella sua fase operativa e se abbia dato i risultati sperati. In attesa di nuovi aggiornamenti (che abbiamo già richiesto ai due Istituti Zooprofilattici), dobbiamo rilevare come per l’ennesima volta, questo argomento sia oggetto di strumentalizzazioni e di pura propaganda animalista.
In questi giorni il deputato del M5S Alessandro Caramiello (personaggio a noi noto per la sua campagna di ostruzionismo contro le modifiche alla legge sulla caccia), ha annunciato che il movimento 5 Stelle sta lavorando ad “una legge che prevede la sperimentazione di un vaccino via orale di tipo immuno-contraccettivo per inibire la riproduzione di alcune specie di fauna tra le quali i cinghiali”, sostenendo platealmente (nonostante non ci siano risultati in tal senso) che questa possa essere la vera soluzione non cruenta per risolvere l’emergenza cinghiali.
Rispetto alla sperimentazione già avviata, Caramiello non ci dà alcuna informazione, ma sostiene che servono più fondi: “Occorre rifinanziare la sperimentazione con una somma maggiore” dichiara il deputato, evidenziando come sia essenziale “estendere l’uso del vaccino". I cinque stelle ci avevano già provato a settembre scorso, quando durante la discussione del Decreto Asset avevano proposto l’istituzione di un fondo di un milione di euro (dotazione solo per il 2024) per la ricerca sul GonaCon, come soluzione alla proliferazione della fauna selvatica. Proposta mai andata in porto.
Bisogna sottolineare che nessuna sperimentazione sul cinghiale ha finora dato i risultati attesi. Il farmaco ha funzionato su altre specie (cervo dalla coda bianca, cavalli, asini selvatici) nella forma iniettabile e non è quindi mai stato somministrato con esche orali. Si tratta dunque per il momento solo di una delle possibili embrionali risposte al problema della proliferazione delle specie selvatiche, al vaglio della comunità scientifica.
La sperimentazione stessa pone in realtà una serie di questioni di difficile soluzione: dai costi elevati fino alle problematiche collaterali sulla salute delle specie coinvolte. Ci si domanda per esempio quali possano essere i potenziali effetti nella catena alimentare (e quindi anche sull’uomo, dato che la carne di cinghiale finisce sulle nostre tavole) degli ormoni somministrati alle specie target. Sono tutti aspetti da valutare nel lungo periodo. Come giustamente fa notare la ricercatrice italiana Giovanna Massei in un recente studio, ci vorranno diversi anni prima di poter avere una visione chiara e praticabile.
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