Bene fanno le associazioni venatorie (Anuu in questo caso) a fare il punto sull'anomalo modo di trattare l'argomento caccia in Italia. Come abbiamo avuto modo di argomentare spesso su questo sito, la demonizzazione generalizzata di questa nostra passione, è un fenomeno molto italiano.
Altrove, Germania per esempio, ma potremmo fare molti altri esempi in Europa, la caccia è semplicemente percepita per quello che è, un'attività rurale non molto diversa dalle altre, che con esse si integra perfettamente, e che ha molti risvolti positivi sulle comunità. In primis per la produzione di prelibata carne di selvaggina ma anche e soprattutto le viene riconosciuto il ruolo fondamentale di regolazione delle specie dannose. Ed è con questa accettazione, questa normalità e questa inclusione, che i giovani vi si approcciano naturalmente e con passione, prova ne è la crescita costante delle licenze.
Da noi no. Queste qualità rimangono relegate ad una comunicazione di nicchia, che, astutamente, viene respinta da altre logiche comunicative. Quelle pre digerite dalle solite organizzazioni multimilionarie (ma no profit), che sono abili a far prevalere sentimentalismi spicci di facile fruizione e a demonizzare aprioristicamente qualsiasi atto di caccia. Il risultato è scontato. Ogni volta che in Italia l'argomento passa la soglia dell'indifferenza giornalistica, lo fa per i toni disprezzanti, le generalizzazioni e le mistificazioni.
Ne fa un eclatante esempio Palumbus sul sito Anuu.org nell'articolo "Siamo sempre indietro" quando analizza gli ultimi due fatti arrivati, ahinoi, alla stampa generalista. Stiamo parlando dell'arcinota battuta di caccia di Donald Trump Jr. in Veneto ma anche della presenza di minorenni alla fiera EOS di Verona. Entrambe le vicende sono state strumentalizzate per attaccare la caccia, con affermazioni inesatte o esagerate.
"Vano è stato rammentare - si legge nell'articolo - che la casarca non è una specie vulnerabile o a rischio, che non è particolarmente protetta dalla legge statale, che la caccia nei siti Natura 2000 non è vietata e che gli stessi non sono aree naturali protette, che la Regione Veneto ha dichiarato come gli americani a caccia in Italia fossero stati regolarmente autorizzati; così come, è stato ovvio sottolineare che i minorenni a EOS accedono solo se accompagnati, che le armi esposte in fiera sono disattivate pertanto innocue e che ogni maneggiamento, se consentito, avviene sotto gli occhi dei responsabili degli stand. Tutte le argomentazioni razionali si arenano sulle secche dell’emotività e del pregiudizio, che i detrattori della caccia hanno saputo coltivare nel tempo e che oggi sanno stimolare e fare emergere con grande abilità. È il gap tra “noi e loro”, derivante da decenni di comunicazione a senso unico che ha condizionato la forma mentis del cittadino medio profano di fauna e caccia".
La dura verità è che il mondo della caccia ha sottovalutato l’importanza della comunicazione per troppo tempo. La domanda ora è: "si può recuperare il terreno perduto?". Forse no ma provarci è estremamente necessario. A partire dal coinvolgimento di esperti e scienziati, per dimostrare con dati e studi l’importanza della caccia nella gestione della fauna e da una comunicazione più efficace sui social media, con un linguaggio comprensibile e adatto anche ai non cacciatori.