Stanco della solita apertura primaverile al capriolo “con il tiro dall’auto” nell' est d’Europa , ma anche per il clima, talvolta afoso e caldo, ho deciso di abbinare al mio annuale viaggio scozzese ai colombi un paio di uscite a questi piccoli cervidi. La caccia al capriolo in Scozia è molto diffusa e gestita con regole analoghe al resto d’Europa. Occorre munirsi di un permesso (visitor’s shot gun permit) specifico per la caccia a palla che va richiesto almeno un mese prima della partenza. In ogni caso, salvo imprevisti, conviene far le cose sempre in largo anticipo. La caccia al maschio del capriolo in Scozia apre il primo di aprile e si possono prelevare indifferentemente tutte le classi di età. La mia zona di caccia, da oltre venti anni, è a cavallo tra le contee di Angus e Perth un territorio della bassa Scozia ricco di pascoli, terreni coltivati, boschi e distese di erica. Salvo rari casi, non si caccia mai in auto e la densità degli animali è sicuramente inferiore all' est europeo eccetto al nord,che non ancora avuto la fortuna di visitare, dove ci sono aree con animali dotati di trofei molto interessanti. La caccia, in Scozia, è sempre molto entusiasmante, impegnativa e praticata in un clima, per me, fantastico. In ogni caso, l’Est Europeo rimane sempre l’università della gestione e della caccia a palla, nonostante la mia introduzione un poco “snob” ! Ma andiamo con ordine. Alla partenza dall’aeroporto di Bologna, subito, abbiamo avuto alcuni problemi con le impiegate del banco. Una seccatura continua questo atteggiamento discriminatorio verso la nostra categoria. Una volta arrivato a Edinburgo, ritiro l’auto noleggiata e mi dirigo verso il cottage attraversando l’immacolato campagna scozzese e facendo attenzione alla alquanto problematica guida a destra! Il lodge è completamente isolato in una collina circondato da boschi secolari e distese di erica. A tavola, come sempre si discute dei soliti problemi di casa nostra. Finita la cena, vado a dormire. La mattina successiva mi alzo piuttosto presto e decido di tarare la carabina su dei bersagli che mi sono portato dall’Italia. La prova è buona. Secondo i nostri accordi, dovrò fare un maschio nella nostra tenuta e un altro giovane nella riserva confinante.
Piuttosto presto, nel primo pomeriggio, zaino e carabina in spalla parto molto eccitato. L’aria della Scozia, sempre frizzante, accompagna questa mia vana cerca serale che mi permette l’avvistamento solo di una femmina adulta e una sottile. Il rientro è sotto una pioggia incredibile che mi mette allegria; perché questa è la Scozia! Consumiamo il pasto serale e tra una discussione e l’altra sono già nel letto con la sveglia fissata per le 4.30 circa.
Al mio risveglio, la giornata si presenta molto bene. Respiro a pieni polmoni e inizio a scarpinare verso un punto dal quale si riesce a dominare gran parte della vallata. Il cammino è leggero, infatti, visto l’esigua distanza che mi separa dal cottage non è necessario portarsi appresso molte cose. L’alba non mi coglie impreparato e sono già in osservazione. Non vedo nulla neppure le due femmine della sera prima. Decido di spostarmi e attraverso un campo di erica dove, improvvisamente, il frullo di una Grouse mi fa sobbalzare il cuore. Sono uccelli fantastici, dei volatori eccezionali. Ricordo la mia prima fucilata a questa pernice. Inaspettatamente, ero stato invitato sul “moor” di un amico di mio padre. Stavamo cacciando con il cane e durante la cerca mi esaltavano le sorprendenti doti di velocità e l’ imprevedibilità di questo uccello. Mi aveva terrorizzato! Quasi al confine della tenuta il nostro ausiliare fiutò qualcosa di buono. L’amico mi suggerì di preparami. Avevo il sangue che mi bolliva nelle vene e nella mente cercavo di immaginarmi il volo. Tutto avvenne in una frazione di secondo, il frullo e la fucilata. Purtroppo, fui cosi lesto e preciso che della pernice non rimase che la testa e le zampe! Un vero peccato sciupare un uccello del genere. Certo, avevo poco più di venti anni e non una grande esperienza, ma un buon occhio! Il tipico canto rimbomba nella silenziosa valle; e questo, per oggi, potrebbe già bastare. Arrivo sul culmine e, in lontananza, vedo tre animali. Sono certo che c’è anche il maschio, infatti è cosi.
Sono a mezzo chilometro, più o meno, stampati come francobolli in una collina d ‘erica. Cerco di studiare la strada migliore per avvicinarmi. Il problema è che non c’ è niente per ripararsi, sono completamente allo scoperto! Non perdo tempo, e inizio a gattonare come un marine, non ridete, non sto esagerando! La mia carabina fa parte della mia collezione completa di Weatherby, ma nel calibro 22.250. Carico delle munizioni commerciali della Hornady con palle da 50 grain perché, a tempo perso, mi dedico alla caccia di conigli e volpi. L’arma è molto precisa, anche sulle medie distanze, ma cercherò di avvicinarmi il più possibile in quanto sono al confine della tenuta e devo cercare di abbattere pulito l’animale. Non voglio neppure pensare di ferirlo e vederlo andare fuori dai nostri confini! Continuo a strisciare come una serpe tra questa fitta vegetazione e di tanto in tanto, con il mio binocolo con telemetro, indispensabile a caccia, controllo la distanza. Sono bagnato fradicio ma non me ne accorgo neppure, tanta è la concentrazione. Improvvisamente, gli animali si accorgono della mia presenza. Rimango immobile, come una statua, per una decina di minuti. Il maschio non ne vuole sapere di abbassare la testa e scruta verso la mia direzione annusando nell’aria. Nonostante sia con il sole alle spalle e il vento in faccia credo di avere solo fortuna perché il “becco”, finalmente, riprende a mangiare. Le due femmine, invece, sono già andate oltre il crinale e non si vedono più. Il maschio mi volta le spalle cosi, di corsa, guadaGno una bella postazione sui 350 metri! Cavolo, penso alla mia Weatherby 270 rimasta a casa! Il capriolo è tranquillo, continua a darmi il posteriore ma cammina verso il culmine e sparisce dalla parte opposta. Come un fulmine raggiungo anche io la cresta della collina e vedo i caprioli esattamente a duecento metri, tranquilli. Non perdo tempo, cerco uno spiraglio da dove poter sparare e, trovatolo, sistemo lo zaino. Ancora mi chiedo come, ma riesco a trovare il giusto compromesso tra fiato grosso, appoggio traballante, intralci sulla direzione di tiro. In due secondi sono pronto in altri due sparo.
All’impatto, il capriolo, scalcia leggermente indietro per poi cadere a qualche metro. Colpito perfettamente! Sono contento. L’animale è un medio maschio in buona salute. La caccia oggi è stata veramente bella. Mentre recupero il capo e il telefono trilla, è Nicola la guardia del cottage che ha sentito il colpo ed è già arrivato con il Land a darmi una mano. Le solite foto di rito e decidiamo di gustarci il fegato con le cipolle a pranzo. Dopo il pasto sprofondo nel letto. La mattina successiva si cambia zona e paesaggio. Siamo nella bassa Scozia, questa mattina cacceremo i caprioli a ridosso di un campo coltivato ai margini di un bosco. La guida mi ha detto che ci sono due maschi giovani ed uno vecchio.
Il nostro obbiettivo è un giovane che è ancora in velluto, siamo in aprile! Questa mattina è piuttosto fresca. Nel buio numerosi branchi di oche movimentano la prima parte della giornata. Arrivano a piccoli gruppi per buttarsi non molto lontano dalla nostra postazione. Il carosello continua per una buona oretta fino a quando la luce del mattino fa spostare, chissà dove, gli uccelli. La caccia alle oche è una mia grande passione e proprio qui ho abbattuto il mio primo esemplare, molti anni fa. Questa mattina c’è molto vento. Raggiungiamo un campo dove si coltivano carote, dice che i caprioli ne sono molto ghiotti, poi ci stendiamo tra l’erba secca che ricopre le carote come protezione dal freddo. Accidenti al vento gelido. Tsparo! lcolato e si ferma nella posizione migliore possibile, sono 230 metri circa...nire mai poi arriva proprio nel punto che rascorrono diversi minuti ma degli animali nemmeno l’ombra. Guardo l’amico e gli faccio capire che in quelle condizioni è inutile aspettare ma vedo che si innervosisce sicuro del fatto suo. Stiamo a vedere. Dopo una buona oretta, con molta classe, provo a suggerirgli una breve cerca per sfruttare ancora il momento buono della mattina. Capisce, chiaramente, che mi sono stufato. Fai te!, sono due ore che sono steso come un baccalà tra questa erba bagnata senza vedere neppure una “falsa coda”!
L’amico calmo attende ancora un paio di minuti e, finalmente, ci spostiamo. Aggiriamo il bosco e troviamo i caprioli, sottovento, dalla parte opposta! Non serviva un corso di laurea. Il giovane maschio è steso tra l’erba e si vede solo la testa mentre la femmina sta tranquillamente brucando. L’amico, stranamente eccitato, mi suggerisce di sparare subito anche se è steso. Un poco titubante, gli suggerisco di aspettare perché il tiro nel collo è piuttosto difficile anche se la distanza, circa 150 metri, è perfetta. Insiste cercando di spiegarmi una teoria che, a dire il vero, non ho mica capito. Per farla breve, prendo posizione e inquadro l’animale di cui vedo tutta la testa e parte del collo. Mentre sono con il reticolo sul collo mi accorgo che il giovane maschio alza e abbassa la testa con dei piccoli movimenti offrendo, per brevi istanti, un bersaglio leggermente più grande. Stiamo parlando di qualche centimetro ma molto utile. Calmo, aspetto l’attimo giusto e lo colpisco perfettamente! La guida, aspettava una padella, ed invece rimane un poco sorpreso e mi stringe la mano! Cosi si conclude questa uscita di caccia scozzese ai caprioli con due “giuste” azioni di caccia vissute nel giusto clima in un territorio dalla bellezza unica.
Al rientro al cottage mi viene proposto di abbattere un altro maschio che si aggira nella nostra tenuta e prendo un capriolo incredibilmente bello e di certo medaglia d’oro a due passi da casa! La Scozia che magia!
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