Sotto il cielo stellato o il temporale,
tra la nebbia insistente o l'aria pura,
chi pratica la caccia del cinghiale
niente lo ferma, sfida la natura.
Fradicio mizzo, con il mal di testa,
stanco, infreddato, molle di sudore,
un richiamo possente è la foresta,
ansia, delirio, smania, batticuore.
Quest'uomo cacciatore di gran fondo,
non è calcolatore, opportunista.
Ama i suoi cani la natura il mondo,
la canizza lo droga, lo conquista.
Quando le mute partono furenti,
l'unica meritata ricompensa,
i volti stanchi tornano ridenti
l'eco e gli spari danno gioia immensa.
La sera quando, stanco all'imbrunire,
se ne ritorna a casa soddisfatto,
si gusta il letto caldo per dormire
della giornata in sogno fa ritratto.
Sogna beato strane bizzarrie
di cinghiali, canizze, fucilate,
e l'Adriane, le Daniele e le Marie
hanno ben voglia di tirar pedate.
Compatite signore affascinanti,
chiuderà pur la caccia, perché no,
uomini in fondo ce ne sono tanti
per ora noi si fa quel che si può.
Eugenio Castellani
Tratto dalla rivista Il Covile n.715