Nonno, perché vai a caccia? La maestra mi ha chiesto di scrivere un questionario sull’argomento.
“Perché amo la natura!”
“E perché catturi gli uccellini?”
“Perché sono un frutto della natura!”
Claudia, la nipotina che frequentava la terza elementare alla Giuseppe Verdi, quel mattino si recò a scuola convinta di far contenta la maestra con le sue risposte. Ma questa, anticaccia alla moda, non fu soddisfatta dalle parole del nonno e formulò alla piccola allieva altre domande.
“Nonno,la maestra mi ha detto che se tu ami la natura non devi catturare gli uccelli!”
“Ti ripeto,gli uccelli sono un frutto della natura e, come l’agricoltore raccoglie quelli della terra, io raccolgo i selvatici del cielo”.
La bimba, con santa pazienza annotò la risposta e l’indomani si recò a scuola più convinta e sicura di soddisfare la maestra.
“Signora maestra- interloquì Claudia, nel bel mezzo della lezione- il nonno mi ha detto che quando va a caccia raccoglie i frutti del cielo, così come l’agricoltore raccoglie quelli della terra”.
“Ma gli uccelli non si uccidono”le rispose la maestra.
Il ritornello, in verità, faceva presa sull’innocenza della fanciulla e Claudia, che amava tanto il nonno, rimase interdetta e delusa. Ma poiché era dotata d’intelligenza precoce, non si diede per vinta. Poi il discorso sulla caccia fu lasciato; la maestra continuò le sue spiegazioni nelle altre materie che la piccola seguiva con attenzione e profitto. Giunsero le festività natalizie. Claudia e le sue amichette, com’è tradizione,pensarono di offrire dei doni all’insegnante. Proprio in quei giorni il nonno cacciando alla posta in quei punti che soltanto lui sapeva, aveva messo nel carniere un paio di lepri. Vedendo la nipotina scervellarsi per il regalo alla maestra, le suggerì di portarle una di quelle splendide lepri.
“Certo,anche se l’insegnante si è rivelata una fiera avversaria dei cacciatori”, disse con un mezzo sorriso il nonno che,appunto essendo nonno,la sapeva lunga sulle debolezze del genere umano.
Così, quel mattino del dicembre avanzato,la piccola Claudia, andò a scuola col grosso fardello,ben preparato,nella cartella. Entrò con un po’ di ritardo,già sulla cattedra facevano bella mostra spumanti, panettoni,dolci e tante altre golosità tipiche del Natale.
E Claudia che cosa aveva portato? Le amichette si sbirciavano l’una con l’altra con curiosità quando, la piccola, trafelata, si fermò davanti all’uscio e con una certa fatica tirò fuori dalla cartella il fagotto che avvolgeva la grossa lepre che depose sulla cattedra. Curiosità,meraviglia,timore,interesse,furono le svariate reazioni dei fanciulli mentre l’insegnante rimaneva interdetta alla vista del selvatico. Claudia la fissava negli occhi, come a volerle leggere nell’animo. Il volto della maestra tradì incertezza alla vista di quella bella bestia e ricordando di quanti in paese le avevano magnificato le carni,sorrise. E,anche pensando che in fondo quella lepre era un dono che veniva dal cuore della piccola e della sua famiglia,schioccò un bacio a Claudia:” Ringrazia anche tuo nonno – le disse- e tanti auguri”.
Arrivarono le vacanze e la maestra preparò per la famiglia un ottimo salmì di lepre. Finirono le festività, dopo l’Epifania si tornò a scuola e l’insegnante riabbracciò le sue allieve.
“ Signora maestra – le chiese Claudia, non senza una certa arguzia – che ne ha fatto della lepre?”.
“Oh, Claudia,com’erano saporite le sue carni…Ringrazia ancora il nonno”.
E la nipotina le portò altre lepri fino a quando, un giorno, non la sentì mormorare: “ Ma perché non ho sposato un cacciatore?”.
Domenico Gadaleta