Grande, rotondo, luminescente,
il quadrante di ceramica bianca con i numeri grandi e
la lancetta puntata sulla soglia dell’alba.
M’abbracciavo il cuscino come un’amante e
chiudendo gli occhi
sbottonavo il sipario al sogno più bello.
Il tic-tac cullava il mio sogno
e quando scattava la molla
negavo alla sveglia di scrollare il battaglio
Di soppiatto mi alzavo
sotto un manto di stelle
il guaito dei cani e il canto del gallo.
Ero un bambino birbante
senza alcuna licenza
vivevo cosi… il fatidico giorno.
Umberto Clausi