Il vento ululava forte dal nord,sferzando le onde biancheggianti. Giovane cacciatore mi portai subito sulla spiaggia, tra sabbia e pietre, in una posta precaria, riparato alla meglio; affrontai il vento e sperai, e nei miei occhi arrossati presero corpo le immagini delle onde spumeggianti,unite al rumore sordo e penetrante della risacca. Sperai in qualche anatra a tiro.
Si era a fine novembre e qualche stuoletto di germani ondeggianti si portava verso il nord. Poi stuoli enormi volavano più vicino alla battigia, forse ingannati dal riverbero delle acque e dalla sabbia dorata. Sentii di confondermi con gli elementi della natura, solo, senza amici,speravo che qualche stuolo da un momento all’altro mi passasse a tiro. E nelle pause della mente mi riportai al lavoro d’ogni giorno,agli affetti,alla famiglia, al compromesso dell’umana convivenza.
Ed ecco il miracolo! Uno stuolo di anatre appare lontano. Fischioni! Volavano sotto la spinta degli elementi, quasi correndo sui marosi,fra i colori cangianti delle onde. Erano nella giusta traiettoria del tiro; si avvicinavano alla posta. Rimasi immobile,elemento inanimato:pietra fra le pietre, vento nel vento, terra in terra. Poi l’attimo si trasformò in tensione. Mirai e sparai. Un bel maschio si staccò dallo stuolo. Fu il giorno del fischione.
Domenico Gadaleta