Il piviere aveva fretta di raggiungere le terre di svernamento perché nel cielo si presentivano avvicendamenti di burrasche e tempeste. Lo avvolse così la grande nube.
Arriva l’inverno! Và nella terra dei pastori ad annunciarlo. L’uccello seguì la grande nube nel lungo viaggio dall’Artico all’Europa. Durante la migrazione sostò più volte, e più volte la grande nube si fermò sul suo cielo. Superò la catena delle Alpi,ma quando fu nella valle padana e dirottò verso gli Appennini per portarsi nel sud dell’Italia a svernare, la grande nube riapparve minacciosa e lo disorientò con rovesci di pioggia e neve; quindi il piviere volò sulle rotte della Francia, verso la Normandia. Era lì che doveva dirigersi ad annunciare il freddo inverno.
Quando fu nella terra dei pastori la grande nube scomparve,dileguando al tramonto. Il sole calò a ponente in un cielo plumbeo e scuro, mentre i pastori riportavano le greggi negli ovili. Nel cuore della notte giunse il piviere che girò e rigirò nel cielo lamentando la sua sorte. Ploi…ploi…ploi… Ma dalla terra e dal cielo non giungeva alcuna risposta. Il pastore, svegliato da quel lamento,capì che era giunto il grande inverno. Becco, il montone più vecchio, belò un lamento di disapprovazione e ruminò l’ultimo filo di paglia. Gli agnelli, a conferma di quell’annuncio, belarono di tristezza.
Il mattino si annunciò freddo e gelido. Il pastore aprì le stalle e sentì sibilare il forte vento del nord, mentre il piviere si portava lontano, nel cielo, a rincorrere in volo il grande stuolo che planò in un campo per rifocillarsi. Poi gli uccelli tutti si levarono nel cielo a seguire il destino di migratori.
Domenico Gadaleta