Ricevo una telefonata di un mio amico di Milano “Vuoi fare una cacciata al cinghiale?”. Il tono era allusivo e provocatorio, io rispondo “Certo, è una domanda che non si può rifiutare! Ma la caccia è chiusa da tempo la carabina l’ho riposta, pulita ed oliata ma vengo lo stesso”. “La cacciata” risponde “E’ fissata in un’azienda turistica venatoria di grande nome, la caccia è aperta fino al 15 di marzo. Vieni ti divertirai. Ti mando per fax la località e una cartina per poterci arrivare agevolmente.”
E’ appena giorno, riesco a partire in macchina con le difficoltà di sempre avendo un risveglio lento e faticoso, la sera mi sono addormentato tardi con l’emozione di un inaspettato primo giorno di una caccia da poco finita. La strada è lunga ma le indicazioni molto precise. L’amico è un vecchio avvocato magro e curvo dalle passioni ancora vive e dal cervello fino e dall’osservazione sagace. Era ad aspettarmi dinnanzi una casa di caccia affollata di cacciatori provenienti da ogni parte d’Italia che in quel momento avevano appena finito di fare colazione. Mi presenta alla guardia dicendo “Questo è un mio amico caro, bisogna farlo sparare” poi sale sulla mia fuoristrada un po’ vecchiotta ma ancora valida dopo aver combattuto grandi battaglie è attrezzata per il trasporto di cani e fucili e cacciatori; seguiamo quella della guardia. Il paesaggio intorno è quello del Chianti; colline dolcemente digradanti coltivate a vigneti, divise da canaloni coperti di cerri e di pini. Arriviamo sotto un bosco di pini che dall’alto scende dolcemente verso un viale completamente recintato dove siamo noi; al margine s’innalzano a pochi metri l’una da l’altra delle altane ben modellate di legno tinto di verde cui si accede con piccole scalette ripide; ognuna è contrassegnata da un numero, per un gioco di fortuna o del destino la nostra porta il numero 14 “è una posta buona” sentenzia la guardia “Salite e in bocca al lupo!”. Sull’altana c’è possibilità di sedersi, sotto corre una stradetta campestre, di fronte il bosco che scende dall’alto della collina interrotto proprio davanti a me a circa 50 metri da una frana di terra gialla e grigia “I cinghiali o i daini scendono di li, o vengono dalla stradella” mi avverte l’amico; resto un po’ perplesso sono abituato ai cinghiali che escono da dove pare a loro, nell’imprevedibilità della loro natura e delle mille strade dei boschi. Aspettiamo: io e l’amico accanto; come ospite al primo cinghiale che si presenterà, dovrei tirare io, vedremo.
In alto verso il colmo della collina che ci sovrasta si sente il rumore di un camion, colpi di tavole battute e urla dei canai miste all’abbaiò dei cani “Via, via… passate via!” Dall’altana accanto e da quelle più lontane comincia a rimbombare una serie di spari ecco un daino si affaccia timidamente alla frana cominciando a percorrerla, non ci penso due volte e sparo. Il daino colpito ruzzola giù ma accenna un lamento con la testa alzata. L’amico gli spara uno o due colpi, un altro colpo lo sparo anch’io,il daino smette di lamentarsi e muore.
Gli spari echeggiano e risuonano da tutte le parti sempre dalla frana cala veloce un cinghiale di media grandezza, sparo e anch’esso precipita e muore.
Subito dopo dalla stradetta escono due cinghiali , sparo e ne uccido uno, stò per sparare alla’altro ma l’amico mi ferma “quello è troppo piccolo non sparare”. Ora arriva con il suo galoppo saltato un daino, l’amico spara uno due colpi ma il daino rimane illeso, io non sparo per favorire l’amico che dopo aver sparato mi riprende “dovevi sparare!”. Sparo invece ad un altro cinghiale che scende dalla frana, lo colpisco nella parte posteriore sulla spina dorsale, riesce a rimanere in piedi sulle zampe davanti e tenta di allontanarsi trascinandosi. Nel frattempo la carabina mi si inceppa quando in quel momento passano tre cinghiali dalla stradella, tento di ricaricare non riuscendovi, e sollecito l’amico a sparare ma anche lui dice di avere il fucile bloccato e non tira. La sparatoria sembra calmarsi, l’amico mi dice: “C’è una pausa ora, viene la guardia con il trattore a raccogliere gli animali”. In effetti dopo poco arriva, carica gli animali uccisi e prosegue verso le altre altane. Dopo circa mezz’ora si sente nuovamente il camion arrivare al culmine della collina sopra di noi e di nuovo le urla dei canai e l’abbaio dei cani. Ricominciano gli spari da tutte le parti ma gli animali sembrano evitare la frana dinnanzi a noi. Si sentono scendere lungo il bosco ed arrivare alle altre altane dove sparano a più non posso. Infine in cima alla frana si affaccia un cinghiale; ho sistemato il fucile e sparo immediatamente. Il cinghiale è colpito, ruzzola in basso morto. Nel bosco si sentono i cani abbaiare poi appare sulla stradella una muta colorata di cani neri, bianchi e marroni di razza beagle, tutti uguali, molto pittoresca tra il giallo ocra della terra e i verdi scuri e chiari dei pruni e delle ginestre. Non si vede altro anche se le altre altane seguitano a sparare per un po’. Poi nella valle scende il silenzio rotto solo dall’abbaiare dei cani e dai richiami dei canai.
E’ quasi l’una, si sente suonare un corno, la caccia è terminata. A pranzo in una grande sala ben organizzata affollata di tavoli multicolori. Alle pareti fanno bella mostra di sé teste di daino, cervo e muflone imbalsamate e piccoli scudi guarniti di denti di cinghiali. I cacciatori sono tutti seduti, discutono tra di loro e sembrano eccitati dal ricordo dei tiri più o meno precisi della mattina. Qualcuno, oltre il mio amico ospite si reca alla cassa e paga con assegni buoni il divertimento della giornata. Il pranzo, devo dire molto ben fatto, cucina ben organizzata per rifornire perfettamente e abbondantemente oltre 50 cacciatori. Accompagno l’amico alla sua auto, lo ringrazio, ma ho capito che oltre ai fagiani dromi esistono anche i cinghiali dromi.
Una bella giornata? Certo ho sparato, ma senza emozione e senza passione che ambedue rendano accettabile il sacrificio di tanti animali meravigliosi catturati e spinti violentemente verso una morte certa.
C’è da dire che con questo genere di cacciate si rende possibile a chiunque di sparare al cinghiale ed altri ungulati altrimenti irraggiungibili per i cacciatori non specializzati. E’ un lato positivo importante oltre a quello di fornire lavoro a tante persone e emozioni a giusto prezzo.
Ma la caccia ……
Alfredo Lucifero