Nella notte, portata dal vento, è giunta la beccaccia. Nessuno ha avvertito il suo arrivo tranne la volpe che la scorgeva accoccolata fra i rovi, con quegli occhioni e le piume vellutate. Che fare? Tentare uno scatto d’aggressione oppure aggirare la beccaccia così da aggredirla di sorpresa? Nel silenzio magico e ovattato del bosco,rotto solo dal calpestio lontano e appena percettibile di qualche boscaiolo, si sentì il grido della ghiandaia. All’improvviso, fra i quercioli, si fece vivo il pettirosso, poi giunse il fringuello, il tordo e così via. Erano gli spettatori di quella lotta fra l’astuzia alata della beccaccia e un predatore furbo quale la volpe.Fra gli spettatori non c’erano tifosi di parte, anche se c’era in gioco soprattutto la vita della beccaccia. Volpe intanto mise in atto tutta la sua strategia aggressiva. Si infilò fra gli spineti e poi sfrascò intorno al tronco d’una quercia. Beccaccia, al grido della ghiandaia e allo zirlio del tordo, avvertì il pericolo.
Era quella una lotta che si ripeteva sin dalla notte dei tempi. Beccaccia allungò il collo col lungo becco dal quale pendeva un lombrico, e si girò su se stessa. Volpe restò immobile a studiare le mosse della regina. Silenzio! La ghiandaia chiuse il becco, il tordo restò immobile, il fringuello si nascose tra le foglie, anch’esso spettatore attento. Chi avrebbe fatto la prima mossa? Beccaccia rimase lì, si assottigliò fra i cespugli e pedinò. Volpe non s’avvide di tale mossa e, quando tentò l’aggressione,solo foglie e fuscelli trovò fra i canini.
La ghiandaia gracchiò una rauca risata, il tordo zirlò spiccando un volo veloce verso il cielo e il pettirosso squittì di spavento. Dov’era sorella Beccaccia? Era lontana, in un angolo del bosco, al sicuro.
Domenico Gadaleta