Studiava medicina ed era lì, sulla vecchia scrivania della nonna, aggrappato alle carte, tra formule chimiche varie. Levò la mente dai libri e si portò a sbirciare dalla finestra nella campagna vicina. Il cielo s’annunciava terso e limpido, la giornata fredda pur se solatia. Aprì la finestra e sentì lo zirlio del primo tordo di stagione. L’uccello saltò sulla cima della quercia. Lo vide che era lì, signore dei migratori. Nella mente del giovane sparì all’improvviso la voglia di studiare. In un baleno si trovò all’antico capanno del padre, a chioccolar tordi. Era giorno di calata ed il carniere alla fine sarebbe stato pingue. Accese il braciere perché il freddo era intenso e pungente. Il nonno lo aveva iniziato all’arte del fischio e gli aveva lasciato in eredità vari chioccoli. Michelino era fiero dei suoi chioccoli. Quel mattino d’ottobre il suo fu un continuo “chiero, cocchiero, quiquerlò, zip.” E il tordo calava verso il suo destino fatale, colpito inesorabilmente dal cal.24.
Bella la piana degli ulivi fra i quali giganteggiavano alcune querce. Il sole all’orizzonte s’elevava illuminando la marina e nel cielo limpido e freddo i tordi provenivano dalla lunga migrazione, in direzione nord-est, nord-ovest. Michelino fischiava e tirava senza soluzione di continuità; ci fu qualche momento in cui gli uccelli ad intermittenza si posavano sui rami della grande quercia. Ormai il carniere era soddisfacente per quel giorno. La stagione ci caccia al tordo aveva inizio. Il nostro cacciatore doveva organizzarsi in modo da non trascurare il dovere di studente. Il padre glielo aveva spesso rammentato. “La caccia è un’arte che qualche volta va messa da parte.” Ma Michelino per quei giorni dimenticò l’ammonimento del padre. Studiava sì, ma nella sua mente si affastellavano immagini di uccelli, richiami, zirlii, ulivi, foglie di querce al vento: residuo nobile di un’arte altrettanto nobile.
Nel suo cielo volavano i tordi, e quando studiava si distraeva a capire, dal finestrino della sua mansarda, il destino del giorno seguente. Ci sarebbe stato il passo? Ma i misteri della migrazione sono sconosciuti all’uomo, anche quelli del giorno dopo. Eppure il giorno dopo Michelino era lì, alle sette del mattino di quell’ottobre favoloso degli anni trenta, a chioccolare.
Diventerà medico, e ogni mattina, alle nove in punto, aprirà l’ambulatorio col fucile a tracolla e grossi mazzi di uccelli appesi alla cacciatora. Lo chiameranno don Michele e quando arriverà in ritardo all’appuntamento, i suoi clienti, guardandosi in faccia, esclameranno :” Oggi volano i tordi!”
Domenico Gadaleta