Quella sera riparava un orologio, discuteva con gli amici, ma aveva il pensiero fisso alle oche. La temperatura s’era fatta gelida, sotto un cielo sereno e stellato. Il maestro, come lo chiamavano tutti gli amici cacciatori, si mostrò particolarmente irrequieto; forse presentiva qualcosa. Lasciò per un attimo il lavoro e si recò all’aperto ad assaggiare il tempo. Ritornò che i denti gli battevano dal freddo. E’ tempo di oche, esclamò. Sono in arrivo. Ne era convinto. Generalmente quei selvatici giungevano sulla costa adriatica verso la prima decade di gennaio. Non si era ancora a Natale e il maestro parlava già di oche.
E ripetè: - A mezzanotte arrivano le oche ! –
Nessuno dei presenti gli volle credere, anche perché l’ora era tarda. Ma Nando, il falegname, s’era lasciato convincere da chi, nella caccia, ne sapeva di più. Corse a casa, infilò gli stivali, afferrò la vecchia doppietta, alcune cartucce doppio zero, e via dal maestro. Questi era ancora intento a riparare un orologio, ma ben altri erano i suoi pensieri. Nando arrivò pedalando e cigolando che nel paese con c’era anima viva. All’orologio della vecchia chiesa scoccavano le undici. Ora i due pedalavano verso l’appostamento, dove la spiaggia rientrava a ferro di cavallo. Ci giunsero che mancava ancora un quarto d’ora dalla mezzanotte. Si appostarono, pronti, con i fucili carichi. Il cielo si presentava sereno e stellato. Il maestro, di tanto in tanto, si preoccupava di osservare la stella polare. Nando, nelle previsioni, si affidava totalmente all’amico...
Intanto era scoccata la mezzanotte. L’ora della profezia era arrivata. Da lontano si percepiva un sommesso gracidio. Oche! Nando non sentiva. Duro d’orecchie. Il maestro invece ne era convinto. Passarono altri cinque minuti, e il gracidare delle oche si fece più distinto. Ora Nando fissava il maestro con un cenno di sorriso. Così, un po’ oltre la mezzanotte, uno stuolo di una ventina di oche granaiole si avvicinava alla spiaggia, volando ad un’altezza di una quindicina di metri. Quattro cartuccioni erano pronti ad esplodere. Ancora un po’ e, all’unisono, le due doppiette, vomitarono fuoco per quattro volte. Due giganti alati vennero giù precipitando sulla battigia e stramazzando. Le sopravvissute si impennarono, per scomparire nelle tenebre. Da lontano i due amici ne percepivano il grido di rivolta. La profezia s’era avverata. I due tornavano a casa con un grosso bottino, ragione di sopravvivenza in quel dopoguerra di miseria degli anni venti. Passeranno gli anni. I due amici di caccia e di vita passeranno anch’essi. E le oche? Queste non giungeranno più sulle nostre spiagge.
Domenico Gadaleta