Giunse dal mare in un freddo giorno d’ottobre, compiendo un lungo viaggio di migrazione. Era partita dal cuore dell’Africa affidandosi alle correnti del cielo e al favore dei venti, senza attendere lo stuolo delle compagne che ogni anno si davano appuntamento su quel tratto di spiaggia africana per migrare alla volta dell’Europa. Era stata intemperante e, ultima nata, sola e sprovveduta, s’era avventurata fra cielo e terra. Per le vie del cielo, al di sotto del grande Mediterraneo, aveva incontrato non poche difficoltà e una forte corrente d’aria l’aveva respinta in terra d’Africa donde era partita. Ma poi, col suo potente battito d’ali, era riuscita a vincere la forza degli elementi naturali e a portarsi in Europa e precisamente fra gli stagni delle paludi francesi della Normandia, dove ogni anno giungevano tante sue consorelle. L’alzavola riposò giorno e notte. Nessun uccello acquatico era in giro.
Attese l’arrivo dello stuolo amico, ma pur col novembre in arrivo, nel cielo non si scorgevano voli d’anatre. Decise di vagare per stagni e paludi, alla ricerca; ma in giro c’era solo qualche gambetta in partenza. Il gracidio delle rane la infastidiva. Un bel mattino percepì nel cielo uno stuolo di codoni e tentò di aggregarsi, ma fu respinta come intrusa troppo vivace e fastidiosa. Con i primi di dicembre giunse il freddo pungente e la palude si popolò di germani reali. Anche questi però non tollerarono la presenza della piccola anatra. Così fu costretta a riattraversare solitaria il Mediterraneo; tornò nelle paludi dov’era nata, apprendendo finalmente che il volo di migrazione, andata e ritorno, non si fa da soli.
Domenico Gadaleta