Il giorno s’annunciava sereno, vezzeggiato dalla brezza primaverile. Il sole già illuminava la terra e qualche trattore bofonchiava lontano sulle zolle cretacee. Il solito gabbiano traccheggiava dal mare alla palude. Il barcaiolo era a pesca di carpe quando avvertì un fischio: chiò – chiò. Lo sentì più vicino, intorno alla barca. Era lei la pantana. L’uccello filò dritto. Brezzò il levante in un cielo chiaro ove splendeva un sole abbagliante. Ci sarebbe stato maltempo: pioggia e tramontana. Il barcaiolo ne era sicuro. Ancora ne avvertì lontano il ripetuto chiò – chiò. Intanto molte nubi si affollavano nel cielo, coprendo il sole. Da lontano il mare spumeggiava agitando le acque.
L’uomo lasciò al sicuro la barca per portarsi sulla terraferma, agli argini della palude. Vide, fra i canneti vicini alla battigia, delle marzaiole giocherellare, ma sapeva che la caccia era chiusa e che per lui era solo tempo di pesca. Poi si avvicinò alla spiaggia dove le onde rovinavano biancheggianti.
Subentrò la sera, il cielo e il mare erano sconvolti. Nella palude gli alti falaschi sembravano ombre in lotta e il sole tramontava in un cumulo di nubi livide. L’uomo entrò nella capanna e si addormentò. Al mattino non fece in tempo ad aprire gli occhi che dalla battigia risentì il chiò – chiò della pantana. Questa volta l’uccello lo invitava alla pesca perché la giornata sarebbe stata solatia. Fu l’annuncio felice della primavera.
Domenico Gadaleta