Mentre allo schiaffo del vento volano smarrite rondini ad annunciare il mattino, e sotto il cielo le onde biancheggiano fra gli scogli, ai profumi della primavera e fra i roridi colori della terra, l'ultima allodola pigola, portandosi in alto. Ha deciso di lasciare le grandi distese di grano dove ha svernato nei mesi dell'autunno e del freddo inverno per trasferirsi nella terra natia. A sera poi l'airone color cenere, memore delle rotte migratorie di settembre, è sulla via del ritorno, dopo aver salutato le terre umide di svernamento, facendo spola fra le rive del mare e le paludi.
Ora sulla via del ritorno, grandi stuoli si trasferiscono verso le terre di levante lanciando gridi rauchi e possenti. Devono recuperare gli antichi nidi per dare continuità alla specie. Si accompagna anche qualche airone rosso. Ritorneranno nelle terre italiche a settembre, con l'istintiva speranza di ritrovare acquitrini, paludi e spiagge accoglienti per la pastura. Porteranno con sé i giovani nati. E non manca qualche stuolo di colombacci nigranti, alti nel volo, a salutare il tramonto, per portarsi fra le tenebre e con l'aiuto delle stelle, per terre sconosciute, lontane, dove c'è da conservare la specie. Intanto il maestrale tace e rende calmo e tranquillo il mare. Al crepuscolo appaiono stuoli di piro piri a posarsi sulle deserte spiagge dove trascorreranno la notte.
Durante l'intera estate e per parte dell'autunno voleranno fra scogli e bagnanti, inquieti e alla ricerca continua della pastura che la battigia può offrire loro. Qualche stuolo di tortore selvatiche annuncia l'inizio del passo d'entrata, proveniente dalle terre del Nilo. Nidificherà fra boschi e colline italiche, per poi ripartire a settembre verso l'amata Africa. Ora risalgono l'Adriatico mentre a settembre, sulle rotte di ritorno, sorvoleranno le spiagge tirreniche. Stuoli immensi di tortore che sfinite dall'attraversata del Mediterraneo, non appena intravedono le coste centromeridionali si abbassano di quota per fermarsi e riprendere forza e vita. All'indomani riprenderanno il volo verso le colline del centro Italia, ricche di acque e fiumi, per rintracciare le antiche dimore dove nidificheranno.
Poi di notte per i cieli sereni d'aprile e maggio si percepiscono sommessi e queruli richiami di quaglie, a sperare nella bontà dell'uomo e nella ricchezza dei grani fra i quali nidificheranno.
E così nelle botti di primavera, quando gli umani dormono nelle dimore terrene, il popolo migratore si alterna con voli di andata e ritorno, per le autostrade celesti, alla ricerca di nuove e vecchie dimore, ma sicuramente sperando nei prossimi amori. Molti di questi selvatici alimenteranno la passione del cacciatore che ora si attiva per preparare ambienti salutari ai graditi ospiti, dimostrando di essere soprattutto un naturalista che si inserisce nella natura anche col mistero della vita e della morte e con nobile senso di sobrietà e partecipazione.
Domenico Gadaleta