E' novembre, primo vento pungente...
giorno di allegria, si parte puntualmente
Via nel bosco in tutta fretta
con Rudy e l'atavica schioppetta
Dimentico tutto... le tristezze, i malanni
ritorna in me l'energia dei vent'anni...
Si ode il bubbolo frenetico in festa...
poi ad un tratto... egli si arresta...
Silenzio!... E' l'attimo più atteso...
il cuore in gola... il fiato sospeso...
Uno sfullo... fra i rami l'ombra divina.
La stoccata... un tonfo... è la regina.
Bari, 1 Aprile 1979
Antonio Colaci
Nota sull'autore a cura di Salvatore Fareri:
Antonio Colaci (Tonino per gli amici) nativo di Nardò (LE) ma barese di adozione. Conosco molto poco della Sua vita prima d’averlo conosciuto, ma so per certo che è stato sempre un uomo di una rettitudine morale immacolata; coerente, eccezionale, rispettoso di tutto e di tutti e senza peli sulla lingua.
L’ho conosciuto dopo che si era congedato dall’Esercito col grado di maresciallo. Erano gli albori degli anni sessanta -aveva già superato la sessantina- ed aveva avuto l’incarico di risanare, prima, la Sezione Provinciale della Federcaccia di Bari e poi portarla ad essere un esempio di efficienza, moralità e passione per la Caccia tutta ed in particolare per la Caccia alla Regina.
Ho avuto il privilegio di essere Suo amico e compagno di caccia, dopo la mia redenzione da “guarda pantano” (cacciatore di palude) come bonariamente mi chiamava, a beccaccista sfegatato, come lo era stato sempre Lui.
Mi ha insegnato come andare a “beccacce”, come dressare il cane (che ho portato soltanto a beccacce - era nipote di Clastidium Islo e me lo aveva fatto avere da un Suo amico allevatore del “Gran Sasso d’Italia” e giudice di gara di Giulianova Marche Giovanni Rosa- ed i Suoi posti “segreti” di cui era gelosissimo e di cui conosceva a menadito tutte le “credenze e rimesse”.
Con Lui ho passato innumerevoli giornate stupende di caccia e di carnieri fantastici di beccacce (anche se non voleva che si dichiarasse il numero dei capi incarnierati, senza tradire la Sua memoria, posso dire che negli anni dal 75 al 78 abbiamo raggiunto la media annuale di oltre 100 beccacce!!! Cacciando per lo più sui monti della Basilicata) .
Inoltre amava disegnare e scrivere; aveva un grosso album in cui descriveva le più significative giornate di caccia accompagnate da disegni bellissimi e, talvolta, caricaturali (quando capitava che si padellata la regina, il che avveniva molto raramente – mai più di tre all’anno-)
Poi una sera, quando ormai sopraffatto da dispiaceri familiari, da dolori dovuti all’età avanzata e quindi con grandi difficoltà a camminare per monti e colline, …la sera del 1° aprile 1979 quando mi affacciai alla Sua stanza, come tutte le sere per accompagnarlo a casa, tolse dalla macchina da scrivere un foglio, lo firmò e me lo dette: era “per colei che ho tanto amato”. Dopo circa un paio di mesi, quando andai in federazione, mi diede un quadro con una riproduzione di Lemmi (la stoccata alla beccaccia) sul quale aveva incollato in un angolo la poesia sulla beccaccia assieme a due penne del pittore, ed un altro quadro, una tela ad olio, che aveva fatto dipingere dalla figlia pittrice.
Purtroppo, proprio poco prima che “… il primo vento pungente…” arrivasse, Lui mi lasciò per “andare a cacciare per tutta l’eternità là dove nessuno poteva impedirglielo” …. come mi diceva quando capitavano certi tristi discorsi.
Salvatore Fareri