La natura di Quercia Alta risentiva della perdita di Baffirosa e Pellucido, due belle volpi uccise nottetempo dal bracconiere Gaspare. Ma i volpacchiotti non avevano dimenticato quella perdita e fra gli intrighi del grande bosco tramavano ai danni dell’uomo. Conoscevano il pollaio del bracconiere quando nelle notti ventose levavano il muso all'alito del vento. Erano pronti alla vendetta. Avrebbero rischiato, ma erano decisi, anche pagando con la morte. Fu organizzato l'attacco.
Occhivispi procedeva da avanguardista seguito dagli altri che erano in attesa del segnale d'attacco. Musolungo,fiutava dappertutto, mentre Sanguecaldo digrignava i denti: voleva ad ogni costo e subito fare strage delle galline di Gaspare. Mezzaluna, volpina docile e timida, era pronta a partecipare all’assalto. Pellenera avrebbe attaccato per prima. Cagnetta dimenava la coda, euforica per l’avventura in quella notte senza luna e senza stelle al soffio della leggera brezza sciroccale. L’attacco al pollaio richiedeva la massima correttezza. Quercia Alta distava dalla villa di Gaspare un paio di chilometri. Cespugli, sassi e rovi erano sparsi dappertutto. Bisognava attraversare vigneti pieni di sarmenti e di tanto in tanto evitare qualche palizzata. L’ombra del bracconiere poteva apparire da ogni parte. Il vero pericolo era lui. I sei volpacchiotti avanzavano a ventaglio, agli ordini di Occhivispi che dirigeva le operazioni, evitando ostacoli di ogni genere e acquattandosi laddove intuiva insidie. Seguiva a breve distanza Musolungo, la cui potenza olfattiva era pronta a segnalare esche avvelenate. Di tanto in tanto si fermavano nel silenzio della notte quando la percezione del pericolo è più imminente. Poi Musolungo si girava di scatto per controllare i fratelli che seguivano a distanza.
Attenti! Fermi! Mezzaluna chiedeva aiuto.
La più docile e la più timida della famiglia non riusciva ad evitare uno spineto e segnalava la difficoltà, con un appena percettibile guaito. Sanguecaldo la più forte della squadriglia, con un salto all’indietro fu subito da Mezzaluna incoraggiandola a proseguire. Pellenera scortava la retroguardia; avanzava silenziosa sbirciando di sottecchi Cagnetta, la volpina che poteva compromettere il piano d’attacco. Gli occhi verdastri fra le tenebre esprimevano rabbia, immaginando il compimento della missione punitiva: sgozzare i polli del bracconiere. Improvvisamente un volo ciarliero di tre civette lacerò la quiete della notte. Le sei volpi balzarono fulminee a nascondersi. Rimasero immobili per un bel pezzo, fino al ritorno della calma. sentivano,vicino e lontano, il grido degli uccellacci.
Ahimè, se il bracconiere sapesse!
Il pollaio era situato in un vigneto ed era conveniente circondarlo prima di sferrare l’attacco. Intanto le tre civette erano diventate cinque e volavano inquiete nel cielo. Si attendeva l’ordine di attacco da parte di Occhivispi, mentre Musolungo e Pellenera tracciavano il terreno per irrompere nel recinto. Sgozzare e fuggire erano gli imperativi della squadriglia. Le operazioni procedevano alla perfezione. Sanguecaldo teneva a bada Mezzaluna e Cagnetta. Furono subito individuati dei cunicoli che portavano al pollaio, dove in un angolo sonnecchiavano i ventidue polli di Gaspare. Qualche gallina emise un rauco ed impercettibile “cocorò” d’avvertimento, ma nessuna s’era scomposta. Stupidità dei polli!
Pronti all’attacco!
Il segnale giunse da un atavico richiamo del sangue. Occhivispi digrignò i denti invitando fratelli e sorelle all’aggressione. Fu la notte della vendetta. Le volpi, fulminee, piombarono sui polli che si dimenavano sotto i morsi mortali. Sanguecaldo, il più furibondo, scannava galli e galline a più non posso e quelli s’affievolivano rauchi e languivano. Nei cieli volavano gridando le civette. Durò un buon quarto d’ora l’attacco al pollaio di Gaspare. Occhivispi fu il primo a fuggire. Poi sgattaiolò Cagnetta, Mezzaluna e così via. I rapaci di Quercia Alta, al sentore del sangue, calavano nel pollaio come bolidi, mentre le volpi si leccavano sulla pelle i segni della lotta. Occhivispi sanguinava da un canino, tanta era stata la forza nel mordere; mai aveva sgozzato con tanto ferocia. Sanguecaldo sanguinava. Mezzaluna aveva preso beccate alla coda e allungava il muso all’indietro per leccarsi le ferite. Anch’essa aveva partecipato attivamente all’aggressione. Pellenera aveva seminato il terrore. La volpina Cagnetta portava i segni ricevuti dei galli. Così l'attacco s'era compiuto e Gaspare aveva ricevuto la giusta punizione.
Domenico Gadaleta