Corre, il signore del bosco.
Disegna traiettorie a lui solo note.
Sfugge disgustato da quei quadrupedi latranti che hanno osato violare il silenzio della sua lestra.
Esseri assurdi, sciacalli dalle orecchie pendule, che hanno barattato la loro dignità di animali liberi per una ciotola di cibo ed un giaciglio in una gabbia.
Che si portano addosso, mischiato al loro, l’odore del pericolo, del nemico, di quella scimmia nuda che ha saputo diventare il più mortale dei predatori.
Traccia linee arzigogolate e intelligenti, fermandosi per ascoltare i segugi che lo inseguono con la rabbia astiosa dei servi protetti dal padrone.
Se osassero affrontarlo da solo a solo, le zanne affilate come rasoi del re sarebbero l’ultima immagine fissata nei loro occhi dalla morte.
Solo come me, immobile nel gelo che non percepisco, perché l’adrenalina anestetizza il mio corpo.
L’attesa della preda mi droga.
Il fantasma della selva, la bestia nera che percepisco negli angoli più inaccessibili della mia anima in una fusione sanguinosa tra la fiera e me.
Io sono il predatore, ho superato la fragilità del mio involucro d’uomo.
Io sono Alpha Dog, e devo dimostrare al mio branco che sono ancora in grado di predare.
Devo marcare il mio territorio, devo stabilire ancora una volta il mio ruolo.
Anche tu potresti uccidermi, ma non sarai capace di controllare la tua paura.
In realtà, ti amo: è per questo che devo premere il grilletto.
Il re è morto. Viva il re.
Miro Simonetti (DoktorCash)