Nei fossi profondi e impraticabili, più che scovarla col cane, una quaglia dovresti scavarla con la zappa. Pare davvero un miracolo che Brio riesca a mettersi in ferma tra le erbe infestate da essenze odorifere: il profumo della menta le sovrasta tutte, ed è tanto acuto da farlo sentire anche a noi che abbiamo le narici cronicamente turate dal raffreddore. Il cucciolone è in ferma. Come un direttore d'orchestra che percepisce tra il rullo dei tamburi la flebile nota dell'oboe, Brio avverte, tra bordate di odori la sottilissima emanazione. Pochi grammi di lardo e piume sono acquattati al fresco di chissà quale anfratto. La quaglia tra poco salterà fuori, raggiunta dalla mano di Armando, tanto abile nel curare gli animali quanto rapido nel fermare i selvatici: la sua doppietta calibro 20 raramente ti dà il tempo di muovere un dito.
Il cane s'inebria nell'abboccare il piccolo uccello gonfio di nutrienti semi di cardo. E Saverio fa di tutto ner insegnargli a non prendere l'abitudine di Billy, il vecchio setter che, impeccabile a beccacce, inghiotte le quaglie come pillole.
Tanto più prodigiosa sembra l'azione di Brio. Il giovane setter, che ha la coda ancora spelacchiata e due macchie intorno agli occhi come un paio di occhiali scuri, era afflitto dalla cosiddetta paura dello sparo; e, fino a qualche tempo fa, correva a rifugiarsi sotto la Renault rossa del padrone, senza più verso di poterlo scalzare. Nel corso di una stagione, finchè la retroguardia prenderà il mare, la media di una quaglia e mezza a testa, malgrado l'impegno di tre cacciatori e tre cani, fa in tutto una ventina di pezzi da conservare in frigorifero. Saranno un pretesto per una cena che è diventata un rito. Ne è escluso chi si dichiari contrario alla caccia, anche se spera di essere invitato a mangiare le quaglie.
Grazie al cielo, anche quest'anno abbiamo fatto la nostra apertura minima (per la mole del selvatico e per la consistenza del carniere).
Dopo il baccano all'apertura, il cui rito per fortuna si è concluso felicemente, viene voglia d'immergerci in un bagno rilassante di silenzio dedicando la prossima giornata venatoria a qualche colombaccio della Cannamasca. Bellissimi affascinanti volatili, i colombacci: ti tengono lontano dai rumori abituandoti ad ascoltare te stesso. E poi, un solo colombaccio ti riempie il carniere. Altroche le piccole quaglie latitanti.
Raffaele Sposato
Tratto dal libro Beccacce – La filosofia della caccia (2007, Padova - Ed. Il Torchio)