mi apro ai girasoli.
Attonito nello scorgere
in petto il fulvo,
sotto le ali il tortora,
il blu sottratto
al cielo sulla schiena,
due pennellate bianche
tra le gote ,
di columbidi
indigene posate
come le fanciulle
riquadrate da Gauguin.
Su questa campitura d’emozioni,
colgo l’arte d’impressione,
bagliori ed ombre colorate
dalla luce repentina
che rincorre l’istante
infinito che cammina.
Ed io,
in qualità, ci provo,
catturo ed immortalo
l’arte venandi in versi
con la parola,
come facevano una volta,
su i boulevard dei fiumi
i discepoli di
Cezanne e di Monet.
Umberto Clausi