Sulla spiaggia d'Africa un enorme formicolo d'uccelli annunciava la grande avventura: erano quaglie pronte alla migrazione. Spirava un leggero vento di levante, mentre nell'aria un gioco bruno di colori serotini tinteggiava il tramonto. Le quaglie erano inquiete, pigolando di continuo. Il mediterraneo le spaventava eppure lo avevano attraversato tante volte. Poi, tramontato il sole, alle prime ombre della sera gli uccelli, a gruppetti, s'involavano. Iniziava il viaggio della migrazione che le avrebbe trasferite in Europa.
Per fortuna la brezza di levante incalzava, assecondando il volo dei piccoli migratori. Improvvisamente si produsse scompiglio e allarme. Una volpe sopraggiunta all'improvviso si assicurò la cena e qualche quaglia ci lasciò le penne. Erano le prime vittime della grande avventura. Le partenze si facevano più serrate e gli uccelli si affidavano alla luna, alle stelle e alla clemenza del mare. Già erano in viaggio. La tabella di marcia segnava ancora lontani i lidi dell'Italia e dell'Europa e molte quaglie s'erano adagiate sulle barche sparse nel Mediterraneo.
Il tempo della notte scorreva lento e la luna piena illuminava il cielo adombrato da qualche nube. Ai primi chiarori dell'alba, nell'aria limpida e fresca, fra cielo e mare, si distinguevano le sagome degli uccelli in volo. Mao - mao. Qua ... quarà- Tri... tri, tri! I barcaioli non capivano quei messaggi. Terra... Terra! e in verità le spiagge erano vicine. Si intravedevano le coste dello Ionio e gli uccelli precipitavano dal cielo. Le spiagge dell'Europa brulicavano di migratori in arrivo. Per la maggior parte di esse l'impresa era compiuta. Ma di lì a pochi mesi l'avventura si sarebbe ripetuta, per un destino di ritorno, nel mistero di sempre.
Domenico Gadaleta