Scarpette lucide e sopra le ginocchia le inglesine,
giacchetta con l’araldico scudetto,
e un farfallino compassato sul colletto.
Guardando il mio ritratto,
rievoco tutte le mie monellerie.
Un pozzo disusato, il mio forziere nel quale detenevo:
fionde, lacci, gabbie, tagliole e,
una carabina con i piombini veri.
Nel mio ritratto,
rivivo frammenti di quel tempo che rimpiango.
In un dirupo sotto casa mia, avevo l’esclusiva di un porcile
abbandonato in bellavista che era micidiale per la posta.
Mi rinchiudevo dentro e,
ad ogni colpo i passeri che posavano sui fili li stecchivo.
Rientrando inebriato,
mamma mi sedava in una vasca d’acqua che bolliva.
L’ incipriata al boro era di rito,
scarpette lucide, giacchetta e farfallino,
come il ragazzino del ritratto,
andavo in chiesa per servire messa.