Il patto era solenne:
chi dei cugini si destava prima svegliava l’altro.
Con gli occhi assonnati mettevo
gli scarponi che trovavo prima,
calzoni con gli squarci e con le toppe,
la calda giacca del compianto nonno e,
per copricapo un vecchio basco con uno stemma militare .
La squadra era al completo con i grandi
che ci affidavano legati a tante catenelle,
mute di segugi ibridi –focati.
Il capo branco,
goffo- tigrato, occhio rosso, coda e orecchie mozzate.
L’oggetto della caccia era la volpe,
sporadica la lepre appariva e,
ogni tanto quando s’attardava brillo,
compare tasso ci lasciava il lardo.
Faceva il battitore Bricchetto il panettiere,
aizzava con le bombette i cani,
incitandoli con un vociare aulico che emozionava cani e cacciatori.
Faceva da solista un cane anziano
che dava la prima voce sulla traccia,
richiamo d’arrembaggio in ogni posta,
dentro un concerto grosso
ch’ echeggiava nella valle.
Nella sinfonia della canizza appariva la signora in rosso,
la pelliccia deponeva allo scoperto per degustare
l’amaro del caffè che gli veniva offerto.
Umberto Clausi