Sin da fanciullo fu talmente preso dalla passione per la caccia che non l'abbandonò mai più. Un bel dì il padre stilò il testamento lasciandolo unico erede di tutta la sua proprietà terriera. Tonio pare che sin dalla prima notte di nozze abbia lasciato la sposa per fuggire sulla spiaggia dove passavano i chiurli. Quel mattino ne incarnierò sei. Ma quando rientrò fu aggredito dalla giovane sposa per averla abbandonata senza preavviso. Poche volte, i quel primo anno di matrimonio, si recò al lavoro.
Fin quando c'era il denaro la vita proseguiva senza problemi. Al tempo della raccolta delle olive era più importante per Tonio la caccia a mare e buona parte della giornata la trascorreva sulla spiaggia. La moglie, Rosina, quando Tonio rientrava gli canticchiava lastoria del cacciatore morto povero. Ma quello, imperterrito, non si poteva problemi. Passarono gli anni e le risorse economiche finirono, i fondi bancari si esaurirono, e Tonio non esitò a vendere altri terreni. Qualche volta fingeva di preoccuparsi del futuro, ma erano solo finzioni. Rimase senza beni e proprietario solo dell'unica casa che abitava. I figli, una volta maggiorenni, furono assunti dalle ferrovie dello Stato. La mamma li aveva convinti a non seguire la passione del padre.
Povero Tonio! Gli ultimi otto anni della sua vita fu abbandonato dalla moglie. Come sbarcare il lunario? Pensò di vendere i selvatici, ed infatti, in quel primo dopoguerra di miseria la selvaggina, venduta a buon prezzo, era un ottimo alimento. Presso la casa, a pianoterra, esponeva ai passanti, in un grosso cesto, la selvaggina fresca di giornata. C'era di tutto, dai tordi alle allodole, alla lepre, ai trampolieri e alle anatre. Quando non lo si vide più corse voce che era morto. Ed in verità fu trovato stecchito, sulla spiaggia, a ridosso del suo schioppo, con due grossi germani abbattuti. La forte tramontana di gennaio lo aveva tramortito togliendogli il respiro e la vita. Sulla toòbra c'è scritto: - Morto di mal di caccia -.
Domenico Gadaleta