I portentosi raggi non s’arrendono,
si stendono come un polipo nell’indaco e per istinto,
come un cormorano, m’inabisso.
Tra scogli, posidonie e viscosa erba,
un sarago pizzuto gioca con la boga,
ricci sul fondo, viole e castagnole,
s’aggirano tra le marine stelle colorate.
Eppure, questo paradisiaco fondale
non lo sento mio,
mi manca il crepitio delle foglie e
lo scroscio del ruscello.
Dentro una maschera e nei miei pensieri,
un ippocampo mi rapisce e mi trascina
sotto uno scoglio della magna Grecia,
scialo d’una corrente di frescura
che arriva forse dal lontano Nilo.
In un risucchio scorgo velata nel mistero
una sagoma regale che s’impenna verso la sommità,
l’accosto condividendo l’aria e,
nella curiosità oso scippargli il velo.
Negli occhi di una sfinge alata l’abbaglio,
sciarada di bellezza dipinta con una remigante e rifinita
con la penna del pittore.
U. Clausi - Luglio.2011