Visto l'incremento degli animali da compagnia,
si moltiplicano anche le aggressioni da parte di cani, sia abbandonati che di proprietà. Per Massimiliano Filippi, Presidente di Federefauna, il problema randagi continua anche dopo le adozioni. "Molti cani adottati - dice- finiscono nuovamente in canile o peggio per strada, vuoi per fuga o vagabondaggio incoercibili, vuoi per l'impossibilita' di una persona non votata al martirio di tenere un cane che sporca regolarmente in mezzo al salotto o che abbaia tutta la notte".
"I cani - spiega Filippi a sostegno dell'acquisto di cuccioli presso allevatori - sono animali sociali ed ormai sono tutti concordi nel sostenere che
un cane equilibrato non possa prescindere da un adeguato imprinting ed un'adeguata socializzazione. Il recupero e' possibile? A volte si' - dice ancora Filippi - ma quasi sempre ad un prezzo, non solo in termini economici, che non tutti sono in grado di sostenere e del quale le persone dovrebbero essere meglio informate. Non si puo' propagandare le adozioni come l'unica soluzione al problema del randagismo, come la cosa piu' bella (ed etica) del mondo, senza mostrare mai il rovescio della medaglia".
"La propaganda animalista delle adozioni solleva inoltre qualche dubbio - continua -. Quanti sono questi cani randagi? Il Ministero della Salute dice siano
590mila, di cui circa un terzo nei canili, ma diciamo pure che siano 1milione, come sostengono alcune associazioni animaliste"- Il problema vero, sostiene il presidente Federfauna, e' quando sono decisori o persone che comunque occupano posti chiave in un Paese, che non solo continuano ad accettare supinamente le soluzioni di coloro che fino ad oggi non le hanno trovate, senza chiedersi mai quale interesse possano avere nel trovarle o meno, ma magari addirittura si uniscono loro stessi al coro dei "dagli all'untore".