Nell'ambito della discussione sul disegno di legge Nuove norme in materia di animali d’affezione e di prevenzione del randagismo e tutela dell’incolumità pubblica, la Commissione Agricoltura nei giorni scorsi ha approvato la proposta formulata dal relatore Antonio Cuomo (Pd) in cui, oltre ad escludere l'introduzione di una tassa sugli animali d'affezione, si gettano le basi di un maggiore equilibrio rispetto alle spinte animaliste che avevano caratterizzato il dibattito sul tema in Parlamento negli ultimi anni.
Viene demolito il principio secondo cui basta essersi costituiti come associazione no profit per organizzare corsi per conto di enti pubblici e amministrare senza filtri i programmi di assistenza degli animali d'affezione. Per questo si punta a maggiori e più complete competenze, mantenendo per esempio l'ausilio delle associazioni rappresentative degli allevatori e dei commercianti di animali d'affezione tra i soggetti di cui le regioni e le province autonome possono avvalersi, "al fine di favorire una migliore, più tecnica, preparazione dei soggetti che aspirano ad intraprendere un'attività economica con animali d'affezione".
Lo stesso provvedimento esclude che le guardie zoofile nominate in base alla legge n. 189 del 2004 possano avere facoltà di "agire di propria iniziativa, senza l'indispensabile coordinamento e la necessaria disposizione delle ASL o delle autorità di pubblica sicurezza" ed infine esclude "l'assimilazione dell'attività produttiva agricola a quella commerciale o all’attività di ricovero dei cani randagi destinataria di pubblici contributi".
Emblematico l'intervento di Viviana Beccalossi (PdL), che nel corso della trattazione del testo ha sottolineato come “la Commissione correttamente si occupa anche degli animali di affezione, anche rispetto a visioni distorte del mondo animalista”. Di diverso parere il filoanimalista Basilio Catanoso (sempre Pdl), che forse non gradendo la nuova concezione, ha deciso di non partecipare al voto.