Sulla Repubblica di oggi, nella pagina della corrispondenza, un lettore (Alessandro L., di Roma) si lamenta della mancanza di civiltà di molti padroni di cani, che spinti dall'amore per il proprio animale dimenticano di prestare attenzione ai danni che questi potrebbero causare al prossimo in fatto di aggressività, igiene e possibili incidenti. “Il bello è che adoro i cani”, dice infine.
Il punto è proprio questo: spesso l'amore per gli animali porta a perdere il senso comune delle cose e la capacità di relazionarsi agli altri. Lo spiega bene, in un'altra lettera Susanna B., Roma: “domenica – dice – ho assistito a Roma ad una vera guerriglia urbana tra animalisti e vetturini. Botte da orbi in nome degli animali con cui abbiamo – non c'è dubbio – un rapporto schizofrenico. Passiamo dalle favole di Bambi alle catene di distruzione di massa per imbandire le nostre tavole. Persone onorevoli, ricercatori come Veronesi, che incentivano l'abbandono della dieta carnivora e persone altrettanto onorevoli, ricercatori, che mettono in piedi dei lager per vivisezionare le bestiole di ogni tipo. Non sarà facile stipulare una pace. Tuttavia vorrei dire agli animalisti di Roma che le botticelle, i cavalli di Siena, e perfino i tori di Madrid o gli animali da circo, fanno parte di una questione diversa dalle catene di distruzione di massa. Sono parte del nostro rapporto di convivenza millenaria, di soggiogamento utilitaristico dell'animale alle esigenze di lavoro, di compagnia e di divertimento dell'uomo. Un rapporto che si deve cambiare in meglio gradualmente senza scorciatoie guerrigliere”.