Sulla sperimentazione animale ognuno è libero di pensarla come vuole, ma occorre tenere bene presente quali sono stati i
vantaggi raggiunti fino ad ora in campo medico – sanitario e soprattutto a quali conseguenze porterebbe l'auspicato (da parte degli animalisti) divieto all'uso di animali nella sperimentazione.
Un contributo notevole a far chiarezza su questi punti lo ha dato recentemente, durante il convegno organizzato da CRCA a Montichiari (BS), il
direttore dell’Istituto di ricerca ‘Mario Negri’ Silvio Garattini, una vera autorità nel campo della farmaceutica. Secondo lo studioso è un'illusione pensare che la sola tecnologia possa sostituire completamente la sperimentazione, ma certo molto si può fare per ridurre il loro impiego. “Peraltro, in Italia – spiega - la normativa vigente e’ rigorosa e molto piu’ severa della Direttiva europea".
“La sperimentazione di farmaci sugli animali – sottolinea Garattini - ha consentito di
combattere molte malattie con vaccini e ha permesso anche
trapianti e la realizzazione di
protesi mentre medicinali non adeguatamente sperimentati hanno provocato danni alle persone”. Da parte degli animalisti secondo Garattini non c'è alcuna disponibilità al dialogo e spesso le loro argomentazioni non sono altro che insulti (come si è visto anche ai margini del convegno di Montichiari, dove un gruppo di animalisti ha organizzato un piccolo presidio). Ma se di pancia è facile essere contrari alla sperimentazione, molto più complicato è il ragionamento basato sui fatti. La maggior parte della gente che si dichiara contraria a questa pratica
non sa o vuole far finta di non sapere che ogni farmaco salvavita è stato sperimentato sugli animali e che se non fosse stato possibile farlo, molte medicine nemmeno sarebbero mai esistite.
E' proprio l'ignoranza in materia a creare confusione. Un’indagine Ipsos ha fatto emergere che in assenza informazioni il 66% degli intervistati ritiene inaccettabile o poco accettabile l’uso di animali per testare i medicinali ma
se in possesso di informazioni gli intervistati cambiano significativamente opinione e il risultato si ribalta. Spiegando l'indagine, Nando Pagnogncelli (presidente Ipsos), ha fatto presente che piu’ alto e’ il livello di informazione e comunicazione piu’ aumenta la consapevolezza del problema, la razionalita’, e diminuisce l’emotivita’ che prevale in fase iniziale.