Il libro della Brambilla non è il solo a promuovere la conversione animalista tra i bibliofili italiani. Ne possiamo citare altri due, sbarcati oltreoceano nelle librerie italiane: il primo: Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche, di Melanie Joy, che, come si evince dal titolo, cerca di mettere sullo stesso piano tutte le categorie di animali (“i maiali sono più intelligenti dei cani, lo sapevate?” dice la Joy suggerendo di non mangiare nemmeno loro), il secondo, Cani vegetariani Verso un mondo senza sfruttamento si rivolge a chi animalista già lo è, per tentare un salto ancora più impervio: convertire all'animalismo gli stessi animali.
Il libro, di Verona Rebow, vegetariana dal 1987 e padrona di diversi cani vegani e Jonathan Dune, è una vera e propria guida all'alimentazione vegana del cane, supportata da opinioni di alimentaristi e veterinari. Gli autori si chiedono, da vegetariani convinti, se sia giusto continuare ad alimentare i propri amici a quattro zampe con la morte di altri animali, ma in tal modo non si rendono conto di imporre al cane una scelta morale totalmente incompatibile con la sua natura. Forse la questione è un'altra e implica una riflessione ben più profonda: è giusto privare un carnivoro di ciò per cui la natura lo ha plasmato (la dentatura del cane non è adatta a ruminare, ma è progettata per sminuzzare e incidere la carne), per un nostro capriccio morale?
“La mia speranza – dice l'autrice - è che le persone che fanno la scelta di nutrire i loro cani con alimenti vegetariani lo facciano sulla base di un’etica di compassione per evitare la sofferenza e la morte dei cosiddetti animali di fattoria”.