I mangimi per animali sono prodotti al di sotto degli standard di qualità applicati al settore alimentare vero e proprio e spesso e volentieri contengono carne di infima qualità, proveniente da realtà di vero e proprio sfruttamento. Talvolta addirittura nelle scatolette finiscono animali malati o morti per cause diverse, non utilizzabili per il consumo umano, ma anche, caso accertato negli USA, grassi animali riciclati dai fast food.
Non siamo certo i primi a dirlo, ma talvolta è bene rispolverare un po' la memoria su certe contraddizioni che riguardano i tanti amanti degli animali, in continua crescita nel nostro Paese. Il settore del Pet Food si è affermato con successo proprio grazie alla possibilità di riutilizzare scarti di produzione provenienti dai macelli. Solitamente si tratta di sangue, intestini, tendini, legamenti, mammelle, esofagi, ma in molti casi nelle scatolette finisce di tutto, compresi additivi e componenti chimici che a lungo andare possono minare la salute dell'animale domestico.
In questo modo il crescente numero di proprietari di animali, spesso animalisti e vegani, si rendono complici di un mercato che genera e sfrutta le sofferenze che contestano negli allevamenti di tipo intensivo. Tra loro ci saranno anche moltissimi contrari alla vivisezione: lo sapranno che buona parte dei maggiori produttori di pet food testano i loro prodotti sugli animali? Per esempio prima di lanciare sul mercato un prodotto con particolari doti curative, viene effettuata una vasta sperimentazione su un dato numero di animali a cui viene innestata la malattia che si vorrebbe attenuare mediante il prodotto in questione, per valutarne gli effetti. Ci saranno pet di serie a e di serie b?