Qualche settimana fa un acceso botta e risposta in Maremma tra animalisti (Lav) e allevatori (rappresentati da Cia) ha fatto riemergere il problema della predazione, fenomeno che riguarda il crescente numero di lupi ma anche ibridi e cani randagi. Mentre la Lav sostiene che sono gli allevatori a doversi attrezzare e che il problema è stato affrontato grazie ad una campagna di cattura dei cani randagi nella zona, per la Cia la questione è molto più complessa ed è necessario iniziare a pensare agli abbattimenti, "uno dei sistemi" per fermare la decimazione delle greggi e salvare l'economia pastorizia.
"Comunque - precisa Enrico Rabazzi, presidente della Cia di Grosseto - gli agricoltori non vogliono uccidere i predatori a tutti i costi, vogliono che non vi siano danni e la prevenzione non deve essere fatta sulle loro spalle con i loro soldi; suggerisco - aggiunge - che si impegnino direttamente quelle Organizzazioni che, come la Lav, vogliono la presenza di questi predatori ma, con i propri soldi e non con quelli degli agricoltori o della collettività”.
Per la Cia va ulteriormente sottolineato che gli allevatori chiedono che si trovi un rimedio veloce, magari con leggi specifiche per la gestione di ibridi e randagi e deroghe per la cattura di eventuali lupi; i cani in libertà che vagano nello spazio aperto, "qualcuno - dice Cia - ce li ha mandati, è opportuno che anche su ciò ci si ponga qualche domanda". Prima delle elezioni Cia ha chiesto alla politica e ai politici di dichiarare esplicitamente da quale parte stanno, "se sono sostenitori di un animalismo fondamentalista (pecore escluse, naturalmente), o dalla parte degli allevatori che con difficoltà cercano di fare impresa".