Elena Cattaneo, che ha ricevuto la nomina a senatrice a vita poche settimane fa, è una scienziata stimata in tutto il mondo per i sui progressi sullo studio delle cellule staminali. A risposta del recente convegno "fermiamo la vivisezione" organizzata dagli animalisti (con la partecipazione, immancabile, dell'onorevole Brambilla), la Cattaneo, dice porta le ragioni della scienza.
“Chi afferma che oggi esistano metodi alternativi in grado di sostituire completamente la sperimentazione animale nella ricerca biomedica dice il falso. E questo è particolarmente grave se a farlo sono persone delle istituzioni” sentenzia la senatrice. “Metodi che non comportino l’utilizzo di animali, come simulazioni al computer o test su cellule, sono in uso da anni – spiega Cattaneo – e ci hanno sicuramente permesso di ridurre il numero di animali utilizzati. E grazie all’avanzamento tecnologico saremo sempre più in grado di ridurre questi numeri, come raccomanda anche l’Unione europea. Ma oggi, se vogliamo continuare a capire perché ci ammaliamo e come possiamo curarci non possiamo rinunciare del tutto alla sperimentazione animale: dobbiamo mettercelo in testa e pensarlo ogni volta che prendiamo un farmaco, che ci sottoponiamo a un intervento chirurgico e anche quando portiamo il nostro cane dal veterinario”.
Per la scienziata “è il buon senso, prima delle competenze tecniche, a dirci che una cellula singola non è un organismo intero, così come una simulazione non può ancora essere così sofisticata da prevedere tutte le possibili variabili con cui un organismo può reagire a un trattamento. Se si potesse davvero rinunciare alla sperimentazione animale tutti – dai ricercatori, alle istituzioni, alle case farmaceutiche – sarebbero disposti a farlo, per ragioni non solo etiche ma anche semplicemente economiche. Trovo intellettualmente disonesto verso i cittadini, in particolare verso tutti i malati, continuare a diffondere questi messaggi privi di fondamento, forti di campagne mediatiche fuorvianti, che stanno minacciando pesantemente il futuro della ricerca biomedica e quindi della nostra salute”.