Una inquietante rivelazione si nasconde tra le pieghe della petizione organizzata in Italia per l'abolizione della sperimentazione animale, che colpevolmente e insensatamente, molti continuano a chiamare vivisezione (letteralmente "sezione in vivo", cosa che non esiste da decenni). Gli animalisti non vogliono che in nessun modo alcun ricercatore sperimenti alcunchè nemmeno su un topino ma non hanno nessun problema a favorire l'avvio della sperimentazione sugli umani.
Ecco ciò che si legge nella petizione animalista anti sperimentazione (che ha già superato le 800 mila firme sul web). "Sollecitiamo la Commissione europea ad abrogare la direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici e a presentare una nuova proposta che abolisca l’uso della sperimentazione su animali, rendendo nel contempo obbligatorio, per la ricerca biomedica e tossicologica, l‘uso di dati specifici per la specie umana". Che tradotto in parole povere vuol dire: se proprio devi sperimentare fallo su cavie umane. Tralasciando il fatto che ciò significherebbe testare gli effetti di sostanze potenzialmente letali anche su feti e bambini e che tali osservazioni durerebbero decine di anni, gli animalisti sembrano non porsi nessun problema etico quando si parla della loro stessa specie.
Secondo il blog Difesasperimentazioneanimale, gestito da alcuni studiosi con preparazione accademica, in ambiente animalista sono comuni (e basta leggere sui gruppi degli antisperimentazione per saperlo) le proposte di sostituire le cavie animali con i detenuti delle carceri. "Secondo gli animalisti - si legge sul sito - , in questo modo, si otterrebbero due vantaggi: 1) sottrarre alla sperimentazione animali indifesi ed innocenti, 2) svuotare le carceri sovraffollate che gravano sui bilanci dello Stato. Con buona pace dell’etica illuminista che concepì la punizione funzionale alla rieducazione del criminale piuttosto che alla primitiva vendetta".