Ha atterrito tutti (a parte molti estremisti vegani come lui) l'appello del noto animalista di Ravenna Davide Battistini, che senza troppi giri di parole ha invitato i suoi tanti seguaci a non donare né sangue né organi per il pericolo che possano salvare chi mangia carne. “O lo Stato ci mette in grado con certezza assoluta che il nostro sangue e i nostri organi salveranno solo vegan, oppure io il mio sangue lo butto nella fogna di fronte al pronto soccorso. Non voglio salvare macellai, cacciatori, vivisettori, allevatori, sadici” ha scritto.
Il che vuol dire anche, presumiamo, che non accetterebbe né sangue, né organi (lo metta per iscritto, però) da queste categorie, qualora finisse in ospedale e fosse in pericolo di vita. Inutile dire che contro l'attivista sono fioccate proteste di ogni genere: c'è chi lo accusa di una particolare forma di razzismo e, più in generale, di un inqualificabile odio contro chi non la pensa come lui.
Ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate se non per un piccolo fatto, che dovrebbe far riflettere tutti, per lo meno i cittadini dell'Emilia Romagna, dove lo scorso anno fu accellerato l'iter di discussione delle norme sul benessere degli animali proprio sulla spinta dell'attivista ravennate, che all'epoca fece un lungo sciopero della fame per mettere fuori legge i cani alla catena. A supporto di quella battaglia si erano schierati diversi esponenti politici e attivisti, che si sono uniti allo sciopero a staffetta. E quello sciopero aveva, di fatto, dettato i tempi della discussione in Regione.
Molti si chiederanno cosa c'entra un simile personaggio con le notizie che solitamente si leggono su questo portale. Ne parliamo perchè crediamo ci sia un risvolto positivo. Finalmente, pare, gli animalisti stanno mostrando il loro vero volto. Pochi contenuti, tanto odio e troppa intolleranza verso chi non la pensa come loro. Se continueranno di questo passo la gente forse capirà chi sono queste persone capaci di mettere il loro fanatico amore per gli animali davanti a tutto, arrivando perfino ad augurare la morte ai propri simili. E forse le istituzioni smetteranno perfino di ascoltarli.
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