"Se si cercano risposte sul perché molti giovani, scienziati ma non solo, fuggono dall’Italia, ecco la risposta". Lo dice in un duro editoriale su Nature Science la senatrice a vita Elena Cattaneo, che da biologa e ricercatrice si schiera con l'istituto Garattini, attaccato pubblicamente dagli animalisti. Secondo Cattaneo la legge contro la sperimentazione animale approvata lo scorso agosto dal Parlamento (divieto dell'utilizzo di cani e gatti, anestesia obbligatoria per tutte le cavie), fermerà ogni sviluppo della ricerca biomedica, nel senso che comporterà un peggioramento delle capacità di lavoro dei nostri gruppi di ricerca. Peggiorerà la loro capacità di attrarre con la forza delle loro idee finanziamenti stranieri: nostri soldi che andranno quindi alle ricerche - anche sugli animali - degli altri Paesi.
Cattaneo scrive al Presidente Giorgio Napolitano e al capo del Governo, Enrico Letta. "Con queste leggi, il Paese non solo umilia la scienza e la cultura, ma umilia i nostri figli, suggerendo loro che il loro impegno e i loro studi a questo Paese non servono. Queste “non scelte” politiche lasciano frastornati i colleghi all’estero, abituati a lavorare con scienziati italiani internazionalmente stimati e competitivi. Ci chiedono: ma come è possibile che versi in condizioni così pietose il Paese dove lavorano Luigi Naldini, che a Milano ha messo a punto un’avanzatissima terapia genica che utilizza alcuni virus modificati, o Michele De Luca che con il suo Centro di Medicina Rigenerativa a Modena, insieme al San Raffaele, ha sviluppato trattamenti straordinari con staminali per due condizioni di malattia, oppure Giacomo Rizzolatti, un neuroscienziato che alla soglia della pensione ha sbaragliato la ferrea competizione dello European Research Council e che tutto il mondo ci invidia per la spettacolare scoperta dei neuroni specchio (usando scimmie) e che ora punta a capire l’autismo. Potrei andare avanti a lungo. Forse non tutti si rendono conto di quanto arido sia il nostro deserto. Signor Presidente del Consiglio, Signor Presidente della Repubblica, non so dirvi per quanto resisteremo. Bisogna far qualcosa. Il Paese muore".