Mentre in Italia si fa melina sulle richieste restrittive in fatto di sperimentazione animale, la Commissione Europea è pronta a deferire il nostro paese alla Corte di Giustizia UE per il mancato recepimento della direttiva che regolamenta lo svolgimento di test scientifici sugli animali. L'Italia è infatti l'unico dei paesi UE a non aver ancora recepito la direttiva numero 63 approvata nel 2010 che introduce alcune regole per il rispetto degli animali. A gennaio è scaduto il termine e ora l'Italia rischia di dover pagare 150 mila euro al giorno, qualora scattasse una condanna nei nostri confronti. Già a giugno la Commissione aveva avvisato il Parlamento italiano emettendo un “parere motivato”, ovvero l'ultimo stadio della procedura di infrazione prima del deferimento alla Corte.
Il testo del decreto legislativo (che dovrebbe recepire la Direttiva UE) in realtà giace in qualche cassetto del Senato, dopo che alla Camera, per volere dellex Ministro Michela Brambilla e di altri esponenti animalisti, sono state inserite le norme che vietano in Italia ogni tipo di sperimentazione su cani, gatti e primati. Il dibattito si è poi spostato nelle ultime settimane (vedi caso Simonsen) sulle ulteriori limitazioni che il fronte animalista vorrebbe imporre alla ricerca scientifica italiana (e che l'Europa non chiede). Questo schieramento vorrebbe in realtà l'abolizione della sperimentazione su ogni tipo di cavia e per qualsiasi tipo di studio. Cosa che getterebbe l'Italia in un batter d'occhio all'ultimo posto nella ricerca di cure per importanti malattie.
"La Direttiva europea - dichiarava poche settimane fa su Il Fatto Quotidiano Silvio Garattini - direttore dell'Istituto di Ricerca dell'Università di Milano, attaccato dagli animalisti per la sua attività di ricerca - è stata elaborata con grande difficoltà in un notevole numero di anni per conciliare le posizioni degli animalisti con quelle della ricerca per ridurre la sperimentazione animale. L’obiettivo è uniformare le posizioni di tutti i Paesi europei e l’Italia ha partecipato fin dall’inizio a questa discussione, non è stata esterna. Ma l’ostruzionismo è stato forte: e oggi ci troviamo di fronte a una legge delega, che sarà totalmente attuativa dal primo gennaio 2017″.