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News CaniProgetto Cinofilia Arci Caccia Csaa, tanti Si dal Convegno di Norcia lunedì 3 marzo 2014 | | “Il pregiudizio è un danno per l’ambiente, la fauna e il territorio”. È questo il filo conduttore della riflessione che ha accumunato i partecipanti al convegno “Cinofilia è green economy. Made in Italy nel mondo” organizzato, sabato primo marzo, dall’Arci Caccia Csaa dell’Umbria, con il patrocinio del Comune di Norcia. All’invito dell’Associazione hanno risposto in tanti e il dibattito, introdotto da Giorgio Filippucci, responsabile cinofilo dell’Arci Caccia, è stato franco, diretto, senza rete. D’altronde così lo si voleva nel momento stesso che Emanuele Bennati, presidente dell’Arci Caccia dell’Umbria, ha chiamato a far parte dei relatori Antonino Morabito, responsabile Fauna e Benessere Animale di Legambiente, Bernardino Ragni, docente di Zoologia ambientale e gestione faunistica dell’Università di Perugia, Marco Ciarafoni, presidente nazionale del centro Sportivo e delle Attività Ambientali, Fernanda Cecchini, assessore agricoltura e caccia della regione Umbria, Gian Paolo Stefanelli, sindaco di Norcia, Osvaldo Veneziano, presidente nazionale Arci Caccia ai quali si sono aggiunti, durante il dibattito, Massimo Buconi vice presidente nazionale Federcaccia, Oliviero Olivieri, presidente Parco dei Sibillini, Giuliano Sorbaioli, presidente Urca Umbria e Giampaolo Pollini, presidente dell’Arci Caccia dell’Orvietano. Gli onori di casa sono stati fatti da Stefano Alemanno che nell’insediare la presidenza alla quale ha chiamato anche Giancarlo Comastri, presidente onorario dell’Arci Caccia dell’Umbria, ha ricordato come ci sia un nesso stretto tra cinofilia e gestione faunistica. Tema ripreso dal sindaco Stefanelli che si è impegnato, sulla scorta di una richiesta avanzata dal presidente Veneziano, a rendere stabile, per quanto sarà di sua competenza, l’appuntamento nel contesto della Festa dedicata al tartufo nero di Norcia. Al tempo stesso Emanuele Bennati ha spiegato, sia all’inizio che alla fine del convegno, che l’iniziativa dell’Arci Caccia è aperta a quanti vorranno condividere un percorso ed è per questo che i risultati della discussione saranno oggetto di un successivo incontro operativo con tutte le componenti associative ed istituzionali, come peraltro richiesto negli interventi del presidente dell’Urca e dell’Arci caccia dell’Orvietano, affinché i buoni propositi non diventino lettera morta ma fatti concreti. Si tratta di recuperare, ha detto Bennati, anche qualche assenza che per ragioni non comprensibili avrebbe fatto bene a raccogliere l’invito nell’interesse collettivo dei cacciatori e dei cinofili. Per Bennati occorre mostrare alla società l’impegno gestionale dei cacciatori tramite giornate dedite alla visita delle zone ripopolamento e cattura. In quelle occasioni i visitatori potranno apprendere quanto è importante per i cacciatori tutelare l’ambiente e la biodiversità nell’interesse di tutti i cittadini. Così facendo ne uscirebbero rafforzati ruoli e funzioni degli stessi cacciatori.
Giorgio Filippucci, nella sua relazione, ha spiegato le ragioni del progetto teso a mettere in rete le diverse strutture pubbliche e private legate alla gestione della fauna con associazioni ed imprenditori al fine di realizzare occasioni di svolgimento dell’attività cinofila nel rispetto della conservazione e della possibilità di creare risorse utili per l’economia locale. Insomma per Filippucci “sui nostri territori, a cominciare da quelli dell’Umbria e dell’Italia centrale, si possono realizzare le condizioni per ovviare alla migrazione dei cinofili verso “terre straniere” e mantenere in Italia risorse utili per tanti, ad iniziare dalla tutela della biodiversità. Ecco spiegato l’accostamento tra cinofilia e green economy”.
E’ sull’intervento del prof. Ragni, dall’alto del valore scientifico della relazione, che si è innescata la discussione sul pregiudizio legata ai temi della caccia. Per Ragni, dati e slide alla mano, “nella maggioranza dei casi la caccia non è il principale fattore di distruzione della fauna”. Le ragioni di contro vanno ricercate “nella modificazione del paesaggio rurale e delle colture” senza contare il “consumo del territorio e la sua frammentazione” dovuta allo “sviluppo delle infrastrutture”. C’è una relazione inoltre per Ragni tra la modificazione del paesaggio dovuta alle monoculture, alle coltivazioni intensive, all’urbanizzazione con la riduzione, l’interruzione e la semplificazione degli habitat che ha determinato la drastica riduzione di “nobili” speciale faunistiche e l’incremento di specie opportuniste.
Nel dichiararsi d’accordo con la relazione di Filippucci, il prof. Ragni non ha esitato a dire che non “esiste pregiudiziale ecologica a priori rispetto alla possibilità di creare zone cinofile anche nelle aree protette ma si tratta di far scaturire questa possibilità obbedendo alle regole della conservazione e dell’uso sostenibile”.
“L’ambizione del progetto e la rimozione dei pregiudizi possono aiutarci proiettare nel futuro l’idea che la gestione è tema che appartiene a sensibilità diverse ma non per questo tra loro incomunicabili” è l’opinione messa in campo da Marco Ciarafoni. Anzi per il presidente del Csaa la fase di crisi che investe il Paese richiede di “indicare strade diverse rispetto ad un passato che vede il fallimento di un modello di sviluppo improntato sulla voracità del consumismo”. “Puntare sulla vocazione e sulla forza dei territori, nel segno di quello straordinario patrimonio di cultura e storia che è proprio del nostro Paese, significa puntare su ambiente e fauna nel rispetto della sostenibilità e nel segno della qualità delle iniziative: la cinofilia può essere anello di congiunzione tra tutela, passione e ragioni ludico ed economiche”. “Non si tratta solo di riaffrontare ferite aperte, per trovare soluzioni, come quelle della chiusura dell’altopiano di Castelluccio di Norcia alla cinofilia ma andare oltre e chiedere alle istituzioni di superare l’impasse dovuto alla strumentalità del conflitto, a volte utilizzato come scudo dagli stessi amministratori, per alzare l’asticella sugli interessi delle comunità locali. Il progetto dell’Arci Caccia Csaa va in questa direzione”.
Sulla possibilità di entrare nel merito del progetto non si tira indietro Legambiente. “Da parte nostra – ha sostenuto Morabito – nessun pregiudizio. Lo dimostra il nostro approccio ai temi della caccia in questi anni e la volontà di mantenere aperto il dialogo con tutto l’associazionismo venatorio”. “La cinofilia – ha proseguito il rappresentante di Legambiente – può rientrare tra le attività zootecniche e sportive che possono essere fatte anche all’interno di un parco. La norma lo consente a determinate e rigorose condizioni ad iniziare dalla misurabilità dell’avvenimento o dell’iniziativa che si intende realizzare”. “Un rapporto Ispra sull’applicazione della direttiva Habitat ci indica pure che il disturbo arrecato alle specie di interesse comunitario dalle diverse attività praticate dall’uomo pone il prelievo tra le ultime delle minacce. Ai primi posti la frammentazione degli habitat, la gestione agricola e forestale.”. Morabito ha illustrato un caso concreto di cinofilia (campionato europeo di caccia senza abbattimento sulle beccacce) realizzatosi nel parco nazionale dell’Aspromonte. Tutte le procedure sono state svolte in stretto rapporto con l’Ispra e il ministero dell’Ambiente e con un forte atteggiamento di responsabilità tenuto da tutti gli attori in campo. Morabito ha concluso lanciando un monito: “il tema può essere affrontato ma per farlo bene non deve essere presa nessuna scorciatoia”.
Disponibilità è stata data anche dal neo presidente del Parco dei Sibillini Olivieri nonostante le cautele legate al fatto che le piane di Castelluccio sono ormai da considerarsi “patrimonio dell’umanità”. Nel rispetto delle norme e delle prerogative del Parco comunque – ha detto il presidente – non ci tireremo indietro così come abbiamo fatto o facciamo quando affrontiamo la questione del contenimento dei cinghiali”.
Per Buconi , invece, c’è la necessità di mettere insieme tutte le energie del mondo venatorio e lanciare la sfida alla cultura animalista, che nega le attività umane. “La Federcaccia ci ha messo più di altri per arrivare ad intraprendere nuove strade ma nel far questo ci siamo avvalsi della elaborazione e della riflessione preziosa di Arci caccia e degli stimoli di Legambiente” ha detto Buconi. “Non possiamo perdere altro tempo anche per non rischiare di arrivare all’obiettivo del primato della gestione quando nella società predomineranno posizioni animaliste”. Buconi ha infine concordato sull’approccio al progetto illustrato.
“I Parchi devono essere entità attive, da vivere”: è l’esordio dell’intervento dell’assessore Cecchini. “Per quanto ci riguarda non vogliamo eliminarli e tantomeno ingessarli anche perché un parco vivo è presidio del territorio, qualità della vita e risorsa economica”. “Sul progetto cinofilia ci si può lavorare e si possono cercare applicazioni flessibili della norma e utilizzare misure comunitarie se c’è una rete che mette insieme i diversi portatori di interesse”. Rivolgendosi poi al mondo venatorio l’assessore Cecchini si augura che si avvii una nuova stagione di relazioni tra le diverse organizzazioni e che venga definitivamente abbandonata una contrapposizione figlia delle logiche di gestione del potere dentro gli Atc e tra le diverse attività”. “Le istituzioni umbre continueranno a fare la loro parte garantendo certezza così come avviene con l’approvazione del calendario venatorio fino ad ora non soggetto alla censura del tribunali amministrativi”.
“Il progetto non è una provocazione ma una idea di prospettiva”: E’ subito chiaro Osvaldo Veneziano prendendo la parola per le conclusioni. “Il mondo venatorio deve essere consapevole del tempo che vive anche perché il Paese ha difficoltà, per la troppa agitazione ideologica in campo, a porre un punto fermo sulle tematiche venatorie”. “Argomenti come quelli della gestione diventano protagonisti dell’arricchimento del paesaggio. Di fronte alla dominante animalista figlia della cultura urbana e di una cattiva comunicazione occorre ridare significato alla cultura rurale, utile ad un Paese investito dal morso della crisi.” In questo contesto – ha precisato Veneziano – dobbiamo sentirci orgogliosi dell’articolo uno della legge 157 che afferma il principio della fauna patrimonio indisponibile dello Stato salvaguardando quel bene comune da derive consumistiche come avviene in gran parte del mondo”. “Quindi tenendo a riferimento questi valori occorre proporre attività che siano conseguenti. Il progetto cinofilia ha questa prerogativa anche perché non ci si deve dimenticare, come fino ad ora ha fatto l’Enci, che il valore e la qualità dei cani dipende dal valore e dalla qualità faunistica ed ambientale dei territori”.
“Noi abbiamo voluto con il convegno lanciare una proposta che vuole mettere in relazione i diversi istituti faunistici, ambientali e sportivi e lo abbiamo fatto pronti a discutere con tutti, anche gli assenti, senza alcuna pregiudiziale. Oggi da quanto abbiamo ascoltato ne usciamo con una impressione positiva e vogliamo cominciare a lavorare con quanti ci staranno per arrivare il prima possibile a delle conclusioni positive”.
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