E' stata risolta all'italiana la vicenda dei cani randagi nel sito di Pompei. Avrebbero dovuto essere accalappiati la scorsa settimana su ordine dell'Asl, ma tutto era saltato per la protesta delle guide turistiche e degli animalisti che fanno volontariato nell'area archeologica, accudendo gli animali. Per mettere tutto a tacere allora si è optato, con il benestare della Soprintendenza speciale di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti, per il piano b. Basta cambiare nome ai randagi, e chiamarli "cani di quartiere” per risolvere il problema. I cani, prima solo tollerati, ora sono a tutti gli effetti residenti autorizzati.
Alcune accortezze in più in effetti ci sono. I cani saranno microchippati, censiti e sterilizzati (incredibile che già non lo fossero, visti tutti i soldi spesi). "Le misure vengono prese per garantire tutela e sicurezza dei visitatori e salvaguardare i piccoli ospiti del sito, scrive in sintesi la Soprintendenza in una nota. "Verrà sottoscritto un accordo tra Soprintendenza, Comune e Asl per avviare un sistematico controllo sanitario anche in ottemperanza alla legge della Regione Campania numero 16 del 24 novembre 2001 in materia di Tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo in materia di randagismo".
È esclusa, dunque, è sottolineato nella nota, "qualsiasi forma di intervento drastico nei confronti degli animali che, una volta effettuate tutte le verifiche sanitarie, potranno continuare a circolare liberamente ma sotto controllo nel sito che in quanto area archeologica è per sua natura aperta su vari fronti".