“Non è possibile avere malattie infettive contagiose in fase di risanamento da quarant’anni, come
non è possibile ignorare aspetti gestionali e rischi sanitari di selvatici e randagi, fino a quando non emergono situazioni intollerabili o di emergenza nelle cronache. Il danno economico ed il rischio sanitario investono tutta la società”. Lo scrive in una nota il SIVeLP (Sindacato dei Veterinari liberi professionisti), che
chiede l'uscita del pubblico dal settore degli animali da compagnia per concentrare le risorse nei controlli delle filiere agro-zootecniche, come avviene in tutti gli altri Paesi.
“Siamo contrari – dice Angelo Troi dello SIVeLP -
alla dispersione di risorse (drenate dalle tasche dei cittadini), in ambiti non fondamentali per l’interesse pubblico e affrontabili con la responsabilizzazione dei proprietari. Proponiamo di affrontare con serietà la
gestione faunistica e delle specie pericolose, spesso anello di collegamento tra malattie domestiche e ambiente selvatico”.
"La politica - concludono i veterinari - non si nasconda dietro alle convenienze mediatiche, spesso sostenute da associazioni e soggetti con interessi concreti, per nulla trasparenti, e molto distanti dagli ideali declamati. Nelle regioni dove il contesto sociale rende difficili interventi risolutivi, si dovrebbero prevedere spostamenti da aree diverse. I liberi professionisti possono dare un contributo fondamentale per la parte operativa, ma non sostituirsi ai controllori. Il loro coinvolgimento, temporaneo- come temporanea dovrebbe essere l’emergenza- presuppone un trattamento economico che controbilanci la precarietà dell’impiego".