Una recente sentenza della Cassazione ha confermato il sequestro del canile “I giardini di Pluto” nel brindisino. La struttura, sovraffollata (alloggiava 900 cani nonostante la capienza massima di 200). La Suprema Corte ha segnalato la necessità di porre fine al business del randagismo e rilevato come “la presenza di animali in sovrannumero, in misura quattro volte superiore al limite" non era "il portato della emergenza del randagismo sul territorio, quanto piuttosto di una scelta imprenditoriale diretta a sacrificare il benessere degli animali alle logiche del profitto".
"Anziché adoperarsi per rientrare nel limite prescritto delle 200 unità, per il canile rifugio, e nelle 20 per il canile sanitario, la struttura continuava a partecipare e ad aggiudicarsi le gare indette dai vari Comuni incrementando ulteriormente il numero degli animali ricoverati" evidenzia la Cassazione.
Una nota di merito al canile c'è. Come già chiarito dal tribunale di Brindisi, la Cassazione ha rilevato come “alcuna contestazione è stata sollevata in ordine alle condizioni igieniche dei luoghi nonché alla cura con cui gli animali sono stati seguiti dal punto di vista clinico e nutrizionale". Insomma i cani erano ben tenuti, nonostante "l'eclatante violazione" dei parametri fissati dalla legge regionale della Puglia (che prescrive almeno quattro metri quadrati disponibili per ogni cane) e che costituisce "un solido indizio" del reato di 'detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura' punito dall'art. 727, comma due, del codice penale. In futuro, in base alle recenti normative, ogni comune dovrà dotarsi di un ricovero per cani, e non dovranno più esserci canili utilizzati da più comuni.