Un segugio si allontana dalla squadra di cinghialai nel fitto del bosco, poi l'attacco, da lontano si sente qualche guaito, poi più nulla, il tempo di raggiungerlo e di lui, anzi lei, non rimane altro che la testa e il perimetro della spina dorsale con qualche brandello di carne ancora attaccata. Questa brutta fine, capitata ad un segugio maremmano femmina di tre anni, nelle campagne dell'alto Valtaro, a Marzuola, frazione di Tornolo (PR), ha riportato a galla il timore crescente per la recente capillare diffusione del lupo.
In quella zona ce ne sono almeno una quarantina, ma ad aggredire l'animale può essere stato anche un cane di grossa taglia, o più cani insieme, o ancora, canidi ibridati con il lupo. Cosa che chiariscono anche i cacciatori che hanno raccolto la carcassa e portata al veterinario della zona, per un referto tecnico. “Non non vogliamo la caccia alle streghe – sottolineano -, solo che qualcuno affronti la questione in maniera seria, a cominciare da Provincia e Regione”.
L'attacco infatti è l'ennesimo di questo tipo. I cacciatori ne hanno contati tretasei nel corso degli ultimi tre anni. “La situazione – dice Daniele Soracchi, membro del consiglio direttivo dell'Atc Parma 6 – sta diventando insostenibile, il rischio è che prima o poi sarà un uomo a trovarsi in difficoltà”.
La Forestale provinciale intanto cerca di ridimensionare il problema: “innanzitutto occorre chiarire che su 1200 lupi presenti in tutto il Belpaese non si sono mai registrati attacchi all'uomo” dice Luigi Fedele a capo del comando della Forestale parmense, aggiungendo che “sui segugi da caccia la questione è diversa perché si aggirano nei meandri del bosco e spesso, pur non volendolo, invadono le tane dei lupi in maniera aggressiva provocando la loro reazione. Sempre ammesso che di lupi si tratti”. "Ad ogni modo - aggiunge il capo della Forestale sulla Gazzetta di Parma - catturare un lupo è molto difficile e "trasferirlo" altrove potrebbe provocare danni irreparabili agli ecosistemi. Pensiamo solo a quanto è utile questo animale per evitare il sovrappopolamento di caprioli che provocano danni irreparabili agli agricoltori".