Non corrisponde a verità la credenza popolare secondo cui il petfood sarebbe prodotto con scarti e materie prime di scarsa qualità. Lo dice a Repubblica.it il prof. Pier Paolo Mussa, docente di Tecnica mangimistica e alimentazione degli animali da affezione all'Università degli Studi di Torino. "La normativa europea relativa alla produzione di petfood regolamenta in modo severo la qualità e la sicurezza delle materie prime e degli ingredienti utilizzati. Le materie prime di origine animale impiegate nella produzione industriale di petfood, ad esempio, oltre a essere sottoposte ad attenta verifica e certificazione, sono ottenute dalla macellazione di animali dichiarati idonei al consumo umano da parte del Servizio veterinario nazionale" spiega.
In questi giorni, con l'intento di fare tabula rasa rispetto alla convinzione che sia meglio dare ai propri animali gli scarti del proprio pasto, l'Associazione nazionale medici veterinari (ANMVI) e il colosso di settore Purina, hanno stilato la relazione "Sfatiamo i miti sulla nutrizione degli animali da compagnia", alla quale hanno contribuito specialisti, ricercatori e professori universitari di Medicina veterinaria.
Nella relazione si parla anche delle difficoltà di bilanciare i giusti apporti nutritivi nel cane e nel gatto nel momento in cui si rinuncia alla dieta suggerita dalle industrie specializzate in mangimi, e delle conseguenze in termini di salute sugli animali. Senza dubbio un ruolo rilevante di questa mossa mediatica ce l'ha l'enorme giro d'affari che sta dietro ad un settore in netta e costante crescita, che è quello dei Pet. Gli avanzi della cena umana, insomma, farebbero più male che bene a cani e gatti. Di sicuro fanno bene al portafogli e all'ambiente.