I massimi esperti impegnati nella lotta alla minaccia dell’ibridazione si sono dati appuntamento a Grosseto per un convegno sul progetto Ibriwolf. Dalle esperienze in altri ambiti si cercano quindi soluzioni per la gestione della problematica dell’incrocio tra lupo e cane in provincia di Grosseto, dove l'aumento delle ibridazioni del lupo selvatico, ha determinato una impennata anche degli attacchi alle greggi maremmane.
Il coordinamento scientifico del convegno è stato curato dal professor Luigi Boitani e dal ricercatore Paolo Ciucci, entrambi del Dipartimento di biologia e biotecnologie Charles Darwin de l'Università La Sapienza di Roma. Nella prima sessione una quindicina di esperti internazionali, provenienti da Australia, Canada, Portogallo, Stati Uniti, Scozia e nazionali hanno presentato le loro relazioni sui diversi aspetti dell’ibridazione antropogenica trattando questioni scientifiche, tecniche, legali, etiche e gestionali, con un focus particolare sul contributo che la genetica sta dando a questa impresa.
Si è quindi discusso della gestione di fenomeni di ibridazione tra dingo e cane domestico, coyote e lupo, gatto selvatico e gatto domestico oltre che tra lupo e cane domestico. Ma anche di ibridazione tra specie vegetali originarie con specie provenienti da altri Paesi e continenti, per introduzione volontaria o involontaria da parte dell'uomo, all’origine anche della comparsa di specie invasive molto aggressive e dannose per l’ecosistema e per l’economia. Tra gli altri, il professor Apollonio dell’Università di Sassari ha illustrato i dati regionali sulla diffusione del lupo avanzando l’ipotesi che localmente il fenomeno sia particolarmente rapido ed evidente per la presenza di un elevato numero di ungulati, specie cinghiali e caprioli, che presentano una densità tra le più elevate in Europa. Il dottor Paolo Ciucci ha spiegato invece come si può riconoscere un ibrido attraverso l’analisi di alcuni particolari caratteri morfologici e attraverso specifiche analisi genetiche, evidenziando quali difficoltà pongono al ricercatore questi metodi e come esso tenti di superarle.
Nel confronto aperto al pubblico interessanti gli interventi sul tema della gestione della problematica e del randagismo e vagantismo canino (alla base della diffusione degli bridi sul territorio), in particolare del dirigente dell’Asl 9 di Grosseto Paolo Madrucci, del presidente del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi – Monte Falterona – Campigna e membro del direttivo di Federparchi Luca Santini, del presidente del Parco regionale della Maremma Lucia Venturi. Al termine del simposio i ricercatori hanno proseguito il loro lavoro con una discussione scientifica, non aperta al pubblico, promossa e coordinata dal professor Luigi Boitani.
(Ibriwolf.it) |