A settembre scorso il Consiglio regionale della Toscana aveva impegnato Presidente e Giunta a modificare la legge regionale 59/2009, con la quale erano stati fissati criteri di detenzione per i cani mai richiesti dall'Europa. Dopo il sollecito delle associazioni venatorie si è quindi deciso di riportare le misure minime per i box cani a ciò che stabilisce la direttiva comunitaria di riferimento (minimo 4 mq per uno o due cani, ed ulteriori 2 mq per ogni cane in più, anziché minimo 8 per ogni cane).
La mozione, approvata a settembre dal Consiglio, fa riferimento al rischio di sanzioni per gli oltre 400 mila cani da caccia toscani, a causa del raddoppio delle misure dei box, senza per altro distinzioni tra taglie.
Contro la modifica imminente si schierano le associazioni Lav, Enpa e Lega Nazionale Difesa del Cane, con una diffida inviata alla Giunta. In questi giorni si muove anche l'On. Michela Vittoria Brambilla, fondatrice dell'associazione Leeida. “La mozione approvata, incredibilmente – scrive Brambilla -, fa esplicito riferimento alle condizioni di custodia di una muta di cani da cinghiale, risultate ai controlli non conformi al regolamento regionale. Conclusione: per non disturbare le doppiette, va cambiato il regolamento, che prevede da 4 a 8 metri quadrati per cane, secondo i criteri di una direttiva destinata agli animali da laboratorio!". Brambilla si riferisce al titolo della direttiva comunitaria, la 2010/63/UE "sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici", dimenticando che essa stabilisce le norme di base per la convivenza con quelli domestici.