Il 27 gennaio a Capocontro a Civitella in Val di Chiana, si è svolto un convegno sul tema “La sicurezza del cane da caccia”. Ad organizzarlo la Fidasc, che dopo aver “implementato” la sua influenza e quella del Coni a tutta la Cinofilia sportiva, ha ritenuto di focalizzare il suo interesse nei confronti di una problematica che coinvolge, ogni anno, un numero sempre crescente di cinofili e di cacciatori alle prese con gli incidenti, sia sportivi che venatori, cui vanno incontro i cani quando sono a stretto contatto con un selvatico forte e pericoloso come il cinghiale.
Ad ascoltare le diverse relazioni, improntate sulle più disparate materie dalla balistica all’abbigliamento, alle tecniche di allevamento e addestramento dei cani da cinghiali, c’erano il presidente della Federazione Italiana della caccia Gianluca Dall’Olio, il vice presidente dell’ Arcicaccia Massimo Logi e una platea quanto mai interessata e competente formata da una settantina di capocaccia e canai della Provincia di Arezzo. Tutti - riferisce un comunicato Fidasc -, senza alcuna distinzione, convinti della indifferibile esigenza di procedere ad una profonda rivisitazione della cinofilia venatoria su cinghiale. Una pratica che ormai fa registrare danni assai rilevanti non solo dal punto di visto economico o sotto l’aspetto di mancato utilizzo per i lunghi periodi di convalescenza, ma soprattutto per quanto riguarda gli aspetti affettivi di un rapporto che è sempre più profondo e che finisce per coinvolgere emotivamente anche tutti gli altri membri della famiglia.
Gli aspetti legali, cinotecnici e didattico-formativi della sicurezza (non solo quella dei cani) sono stati poi affrontati dagli altri relatori che hanno preceduto l’intervento conclusivo di Bruno Modugno che come di consueto, è stato arricchito da coloriti aneddoti in grado di suscitare l’interesse concreto di chi la caccia al cinghiale la pratica veramente.