Dal "
Dizionario della Lingua italiana di Caccia" di Plinio
Farini e A.
Ascari, Garzanti 1941.
Riproposto da
Edoardo Mori.
Cacciarella
term. laziale, e in parte anche maremmano. È la caccia di compagnia più modesta, che vien fatta al cinghiale con lo schioppo, le poste, gli scaccia, i cani e i bracchieri. Differisce da la braccata toscana in quanto quest'ultima ha carattere comunistico relativamente a tutti gli abitanti del luogo, dove vien fatta. Per conseguenza tutti i partecipanti ad essa vi cooperano anche con uffici diversi, acquistando con ciò diritti uguali su la preda (vedi Braccata). Nella cacciarella invece le mansioni inferiori sono affidate a prestatori d'opera pagati, e perciò gli ufficii restano singolarizzati, ed hanno nomi diversi da quelli della braccata. La denominazione Cacciarella ha la sua ragion d'essere nel fatto, ch'essa è una forma molto ridotta delle grandi cacce signorili di un tempo; una di quelle forme venatiche, che le democrazie popolane seppero conquistarsi contro il privilegio nobiliare de' feudatari. Perciò il diminutivo ha un significato storico e sociale ch'è bene non dimenticare.
Cane
il notissimo animale domestico. Qui si parla solo di quello atto o usato a cacciar le fiere. Le denominazioni principali di questi sono le seguenti (in italiano).
Cane Bracco o (solo) Bracco
forse il più antico dei nostri cani da caccia, anzi da tutta caccia. In origine fu cane da pelo, come dimostrerebbe la derivazione del nome da «fango, insoglio»ossia luogo dov'esso andava a ravvoltolarsi, come fanno il cinghiale e l'orso, alla caccia dei 'quali il bracco serviva. La voce Brac provenzale e la germanica Bracho e Brak significano appunto pantano, palude. Ma la falconeria usò i più leggeri e deboli di questi cani per aiuto ai falconi, e li chiamò bracchetti da uccello,ossia da falcone, iniziandoli alla caccia a penna. Da questa curandone il puntare ne fece a poco a poco il Cane italiano da rete,precursore dei nostri puntatori e fermatori. Il fatto che il bracco facilmente perde la ferma, sta a dimostrare questa sua origine (non bene corretta per vera e propria selezione) da un cane da pelo. Infatti nella lingua italiana i primi cani da penna furori chiamati bracchetti o catelli: e la voce Catello non significò, pare, cagnolino (da un diminutivo latino di canis) ma fu pretto sinonimo di bracchetto; ossia bracco leggero da penna, che si distingueva dal bracco grosso da sangue o da fiere o da morsi, co me anche fu detto. Per la storia. Che il Bracco fosse cane da pelo, e da penna, da leva, da inseguimento da presa lo provano le specificazioni che se ne davano. Bracchi da uccello,ovvero (disgiuntivo); Bracchi da rete; Bracchi da monte (per caccia a le fiere); Bracchi da correre (i segugi più veloci per voltar le lepri e simili); Bracchi da mordere (da presa o da sangue).
Cane cinghialaio
qualsiasi cane anche senza razza, ma abile a cacciar il cinghiale.
Cane da braccata
buono per la caccia al cinghiale in braccata. ‑ «Sono buoni tutti i cani, specie quei bastardoni, in cui entra un po' di sangue del bracco da pelo».
Cane da inseguimento
quello che, trovata a naso o a vista la fiera, la insegue, sia per dar agio al padrone di prenderla o ucciderla, sia per ricondurla a lui in modo che possa spararle. In latino Canis Fugax.
Cane da leva
quello che ha per istinto di trovare a fiuto fiere o uccelli cercandoli, e di levarli, inseguendoli o no, secondo che comporta la caccia, per cui è usato. In latino Canis Fugator. Nota. Il cane da leva nella caccia a penna con lo schioppo non dovrebbe mai inseguire gli animali levati: quello da pelo deve seguirli sempre, quando non sia presente il cacciatore.
Cane da pelo
quello che o per razza o per ammaestramento è atto a cacciare le fiere armate e disarmate. Sono cani da pelo quelli da presa, da inseguimento, da giungere, da tana; e presso di noi, i cinghialai.
Cane da presa
quello di natura tale da poter prendere con la bocca e tenere animali, specie le fiere. ‑ Il Tommaseo definisce Presa cosi «Lo stromento o altro con cui si prende». E questo basterebbe a giustificare la proprietà della determinazione data ai veltri, mastini e simili, attribuendo loro tale ampia apertura di bocca e solidità di dentatura e collo da renderli atti ad addentare e tenere l'animale assaltato. Furono detti anche Cani grossi, Cani da sangue o da morsi. Claudiano (Panegirico) dice: «Canes gravioribus aptae morsibus» . II cane da presa chiamasi Tenace, se acceffata che abbia la fiera non la lasci più. E i più tenaci tra questi sono i bulldogs e i mastini.
Cane da sèguito
quello che trovata, cercando, una traccia di animale, la segue, finché levi la selvaggina, che poi rincorre schiattendo, o no, per cacciarla al luogo dove è appostato il cacciatore o a quello dove l'ha levata. ‑ Il prototipo è il Segugio. Il Tomm. § III «Del seguitare in senso affine a Inseguire. Distinguesi dal cane da fermo il can da seguito rincorre le lepri, il can da fermo, fermandosi avverte il tirare a penna » Si può correggere «avverte del luogo dove trovasi l'uccello fermato». Spetta poi al cacciatore di profittare della indicazione o dimostrazione canina per postarsi a tirare con vantaggio.
Cane da Tana
quello che per la sua bassa struttura, e per istinto, è atto a cacciare gli animali da tana. Tana da sottana (Subtana Subterranea) Diez. Prototipi sono i Bassotti e i Terriers francesi; ma oggi i tipi e le razze si sono moltiplicati in modo straordinario presso molte nazioni. Nel basso latino Canis terrarius, donde il francese «Terrier e Basset» (v. Fiere).
Cane dal giungere
è definizione generica per significare quello che ha corsa cosi veloce da raggiungere la fiera che caccia. Specificatamente sono cani da giungere i Veltri e i Levrieri.
Cane levriero
(v. a lepre)
Cane Limiere e Limiero
il più antico dei cani indicatori,ossia di quelli usati a trovare e indicare i luoghi dov'erano le fiere. Era un cane di buon odorato; che, tenuto a un guinzaglio molto lungo da un cercatore, si conduceva a trovare e vedere i covi delle fiere. Queste poi così appostate venivan cacciate dopo, ritrovandole facilmente per mezzo di segni (fatti con frasche) dal conduttore del limiero. Era cane muto. Lo derivano da ligamen, il lungo guinzaglio, con che era condotto, e a sua volta conduceva il cercatore. Il nostro Boccamazzo definisce questo cane cosi «Il limiero è un cane, il quale dà notizia al padrone dove le fiere son passate, et dove sono entrate et dove son ferme» (secolo XVI). Ma il primo cenno ne fu dato dai Greci, ai quali seguirono Grattio poi Plinius, di cui, merita di essere conosciuta la descrizione vivissima, che riporto e traduco. «Scrutatur vestigia atque persequitur, comitantem ad feram inquisitorem loro trahens; qua visa, quam silens et occulte, sed quam significans, demonstratio est cauda primum, deinde rostro». Cerca ogni traccia, e la segue, tirandosi dietro col guinzaglio il cacciatore, che l'accompagna, fino alla fiera. E, appostata questa in silenzio e di soppiatto, gli fa intendere dov'è prima con la coda poi col naso». Di lui pure è la frase «ductorem ducit». Il nome « limiero » lo derivano da ligamen, il lungo guinzaglio, con cui era condotto, e che noi dovremmo dire la lunga.I Greci lo chiamarono Embibastés e i latini Canis inductor.
Cane Montiero
è voce che trovasi negli scrittori dell'ultimo medioevo e dei primi secoli dell'evo nostro, provenutaci dal latino basso Montarius e forse anche da lo spagnolo Montero.Significa cane da bosco o da macchia, perché fino al 1600 la caccia alle fiere si faceva con le reti, i cani e gli uomini ne' boschi, e questi erano solo in alto. In basso c'erano i campi ossia le largure da coltivarsi. Dicesi anche Montiere.
Cane muto
il segugio o altro cane da fiere che le insegue senza sguattire o senza alcun segno vocale. § Anche quello che in altri atti della caccia non dà segno vocale; la qual cosa può essere naturale a una razza, come può essere peculiarità di un cane, e può essere anche un difetto. V. Battere e Celare la traccia.§ Cane muto su la traccia o su la passata:quello che non dà segno vocale quando trova la traccia e quando la segue.
Cane Segugio
oggi è il canetto da leva insieme e da inseguimento, che usiamo per la caccia a la lepre, fatta a la posta da uno o più cacciatori, o a giro da uno solo. Ma sono segugi anche i bracchi da volpe e simili. È il primo cane che abbia avuto veramente l'onore di entrare nella letteratura classica, studiato nelle sue virtù e nella psicologia da un grande maestro. Il Cinegetico di Senofonte può chiamarsi veramente l'apologia dei segugi grandi e piccoli, quando non si faceva altra caccia che quella a le fiere. Fu dunque in origine, rimase, ed è ancora, cane da pelo. Ma siccome in fatto è una stessa cosa col bracco, accadde sul declinare del medioevo che la grande arte dei falconieri, scegliendo di loro i più leggeri e sensibili di naso, ne creassero anche il cane da uccello, ossia quello, che veniva dato per compagno ed aiuto al falcone (uccello) nella sua caccia. Da questo poi sotto al nome di bracchetto apparvenel secolo XIII il cane da rete creando la uccellagione cinegetica, ossia l'arte di prender vive, con la rete detta stràscino, quaglie starne e simili. Nella lingua, a prova che segugio e bracco in origine sono lo stesso cane, fu detto promiscuamente cane e bracco da rete. Oggi il segugio si è moltiplicato in molte razze selezionate, e tutte in genere bravissime per la caccia alla lepre. E, se è vero che la virtù principale del cane è quella di dar segno al padrone,ossia di avvisarlo di quanto sta facendo nella caccia, si deve riconoscere che nessun altro cane sa vocalmente corrispondere col cacciatore, anche non visto, come fa il segugio nella caccia a pelo. Bisogna aver vissuto le ore della posta alla lepre in collina nei sereni mattini di ottobre, e aver udito trepidando quelle voci, dal primo squittire all'abbaio trafelato, vagar per le macchie fonde e rieccheggiare da le rupi lontane a le cime gioiose di arie e luci purissime, per intendere quale amico devoto e confortativo sia il cane pel cacciatore. § Segugio inseguitore quello abile molto nell'inseguimento. § ‑ scovatore quello abile a scovare la fiera. E può essere scovatore al coperto, ossia di animali che sono nascosti, come a lo scoperto ossia di animali a covo, si, ma scoperto.
Canizza
le voci della muta de' cani, che scagnano e sguattiscono dietro la fiera tutti insieme. § Partire a canizza: partire i cani braccando uniti e scagnando. «La canizza si allontana, si avvicina, si perde, si rianima». § A canizza: modale; e significa al modo che fa la canizza.
Ceffo
muso delle fiere, ossia la parte superiore che dal cranio in giù termina la testa di esse. ‑ Va notato che non si deve credere che questa parte del cane si chiami naso come i più dicono e scrivono. Il naso del cane è sola la parte delle narici; quel che da le narici va fino al cranio è appunto il ceffo o muso.
Cerca
(v. Cane da penna).
Cercare a fiuto
fiutando con la testa bassa e il naso sul terreno la passata o la pastura delle fiere; sul terreno o le cose. È proprio dei cani da leva e da seguito, e difetto per quelli da punta. Anche Cerca a fiuto (vedi Fiutare).
Clamore e Strepito
il rumore fatto dai braccaioli e dalle Voci in qualunque maniera per levar le fiere; il quale serve anche a incitare e incoraggiare i cani.
Colpo di gràzia
la schioppettata o la ferita con arma bianca, con cui un cacciatore finisce una fiera già stremata dai cani. Ne' diversi paesi e nelle diverse cacce usansi colpi diversi: in Maremma si dà la schioppettata, in Sardegna si ferisce il cinghiale col coltello da caccia. Ma il cinghiale sardo è più piccolo che il maremmano.
Condurre i cani
reggerli al guinzaglio o a la lassa secondo l'arte durante la caccia.
Coppia di segugi
i due che si portavano e si portano a caccia con un guinzaglio solo; così uniti tenendo conto delle qualità buone e delle deficienze dell'uno e dell'altro; per modo che le manchevolezze dell'uno sien compensate da le attitudini superiori del compagno. Se la coppia è di levrieri si chiama Lassa (v. in latino Copulae).