Una ricerca scientifica pubblicata sulla rivista Scientific Reports e coordinata da Richard Lea, dell'università britannica di Nottingham, ha evidenziato un costante declino della fertilità dei cani maschi, a causa dei contaminanti presenti nell'ambiente.
Lo studio ha analizzato nel corso di 26 anni campioni di seme prelevati da cani di un allevamento in Gran Bretagna e appartenenti a cinque razze: il Labrador, il Golden retriever, il Retriever a pelo riccio, il Border collie e il pastore tedesco. Il campione studiato ogni anno era compreso tra un minimo di 42 animali e un massimo di 97. Tra il 1988 e il 1998, la motilità degli spermatozoi degli animali esaminati è diminuita del 2,5 per cento l'anno. Dopo 4 anni di pausa, la raccolta e l'analisi dei campioni è ricominciata nel 2002 e da quell'anno fino al 2014 la motilità degli spermatozoi è diminuita ulteriormente fino ad arrivare a un tasso del 1,2% annuo.
''E' la prima volta - ha detto Lea - che un calo della fertilità maschile di queste proporzioni è riportato nei cani e crediamo che questo sia dovuto ai contaminanti ambientali, alcuni dei quali identificati negli alimenti per cani, nello sperma e nei testicoli degli animali stessi''.
Inoltre, secondo il ricercatore, il calo della fertilità individuata nei cani solleva anche il dubbio che il declino della fertilità maschile osservata negli ultimi 70 anni anche nell'uomo potrebbe avere la stessa origine, ossia potrebbe essere collegata all'ambiente. Anche se sono necessarie ulteriori ricerche per dimostrare un collegamento tra contaminanti ambientali e calo della fertilità nei cani maschi, ''questi animali - ha osservato il ricercatore - potrebbero effettivamente essere una sentinella per l'uomo perché condividono lo stesso ambiente, mostrano la stessa gamma di malattie, molte con la stessa frequenza, e rispondono in modo simile alle terapie''. (Ansa)