Le associazioni animaliste, come sappiamo, spesso gestiscono direttamente i canili comunali e con essi consistenti risorse pubbliche. Alcune di loro sono anche finite invischiate in cause giudiziarie proprio a causa della mala gestione delle strutture, condannate per maltrattamenti (quando intascavano i soldi senza prendersi cura dei cani o trasferivano animali da una struttura all'altra per farne perdere le tracce).
Già perché, al di là delle buone intenzioni, che sicuramente ci sono, si è ormai avviata una vera corsa all'oro per accaparrarsi una di queste gestioni. Qualcosa che, in soldoni frutta e fa gola addirittura alla criminalità organizzata. Il giro d'affari (fonte Lav) può arrivare a fruttare 500 milioni di euro l'anno, tutto questo a spese nostre. Stime ufficiali fissano i costi pubblici del randagismo, a 7mila euro per ciascun cane, che moltiplicato per 750mila cani randagi porta a un totale di 5,25 miliardi all’anno.
Una sentenza della Corte Costituzionale ha recentemente stabilito che i privati non possono essere penalizzati in questo “affare”. Il che non è per nulla cosa nota, visto che diverse Regioni favoriscono proprio le no profit che hanno una vocazione animalista nell'attribuzione degli appalti. La decisione della Consulta si deve ad un ricorso presentato dalla Mapia S.r.l. riguardo il bando di affidamento del canile comunale di Acquaviva delle Fonti (Bari), che restringeva la partecipazione alle sole associazioni protezionistiche o animaliste iscritte all’albo regionale. Dopo la causa persa al Tar, la questione finisce all'attenzione della Corte Costituzionale, che il 18 ottobre scorso, dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 14, comma 2-bis, della legge della Regione Puglia 3 aprile 1995, n. 12 (Interventi per la tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo), nella parte in cui non consente a soggetti privati, che garantiscono la presenza nella struttura di volontari delle associazioni animaliste e zoofile preposti alla gestione delle adozioni e degli affidamenti dei cani e dei gatti, di concorrere all’affidamento di servizi di gestione di canili e gattili.
“Si tratta di un precedente importantissimo” commenta Michele Visone, presidente di Assocanili (associazione di gestori di cui Mapia s.r.l. fa parte). “Come ripetiamo da anni, il punto non è chi debba gestire i randagi, ma come, ed è dunque urgente che la virtuosa legge nazionale sul randagismo, la 281/91, venga arricchita in tal senso da linee guida valide per tutti, associazioni e privati”. (Repubblica.it)