Francesco Cocchetti, allevatore professionista, è l'ideatore di una petizione rivolta all'Enci per chiedere che riconosca il diritto di un allevatore a stabilire quali dei soggetti da lui allevati siano idonei a continuare il lavoro di selezione, il che servirebbe a tutelare la salute della razza. “Sempre più frequentemente – si legge nel testo - vengono messi in riproduzione soggetti, sia maschi che femmine, che presentano sin dai primi mesi di vita, evidenti difetti da squalifica: enognatismo, monorchidismo, criptorchidismo etc...”. La petizione, rivolta agli addetti ai lavori, è già oltre le settecento firme, segno che il problema è molto sentito tra gli allevatori.
“Nelle razze più diffuse, cosiddette popolari, si evidenzia un incremento di soggetti che sono al limite della tipicità, proprio perchè il lavoro di allevamento è nelle mani di persone prive di esperienza e che non hanno come primario obiettivo la selezione della razza, ma quello commerciale”, continua il testo. “Un soggetto per non essere considerato idoneo non deve necessariamente presentare difetti da squalifica o patologie, può semplicemente non rispecchiare lo standard qualitativo che l'allevatore si è prefissato”.
Nei commenti alla petizione emerge un disagio comune nel mondo dell'allevamento cinofilo. Un'allevatrice dice “l'introduzione di questo pedigree sarebbe un passo storico per la cultura cinofila italiana, e un modo per tutelare cani e Allevatori con la A maiuscola. In UK e USA funziona a meraviglia da sempre”. Un altro spiega la sua scelta così: "trovo assolutamente giusto come allevatore poter segnalare in Pedigree un soggetto non adatto alla riproduzione. Un bel passo avanti per la tutela delle razze”.